educazione digitale in dad

Educare ai media e con i media, oltre la DaD

In un mondo sempre più connesso la vera sfida della scuola è dare agli studenti non solo le conoscenze per utilizzare il digitale, ma soprattutto gli strumenti per interpretarli.

Annamaria Bove è insegnante e giornalista e cerca di unire queste due dimensioni della sua vita nel lavoro con i suoi studenti, con un grande utilizzo degli strumenti messi a disposizione dal digitale.
La volontà di integrare il virtuale nell’insegnamento c’era anche prima dell’affermarsi della didattica a distanza, ma si è ovviamente amplificato nel periodo del Covid-19, e noi di Idee per la scuola le abbiamo chiesto di raccontarci la sua esperienza con gli studenti dell’Istituto professionale dove insegna attualmente.

Ciao Annamaria, ci racconti qual è la tua esperienza con il digitale?

“Quello che ho voluto sempre fare, anche prima della didattica a distanza, è creare un doppio approccio: educare ai media e educare con i media. Educare ai media perché non possiamo ignorare che i ragazzi oggi siano esposti continuamente a stimoli e informazioni del mondo digitale e quindi è importante per loro imparare a decodificarne i linguaggio, sviluppando un approccio critico. Educare con i media per dare a loro degli spunti per sviluppare le loro abilità a comunicare con questi nuovi linguaggi.

Questo lo facevo anche quando lavoravo con i ragazzi delle medie, negli anni passati. Ho pensato di portare questo approccio anche alle scuole superiori, cercando una chiave per andare incontro agli interessi dei ragazzi di un Istituto Professionale. All’inizio è stata una bella sfida, ma ho avuto da subito anche molte soddisfazioni.
Per esempio con dei ragazzi di quinta abbiamo realizzato un’immagine in realtà aumentata del funzionamento di una caldaia, e questa idea è piaciuta così tanto che siamo stati chiamati a presentarla alla Città della Scienza di Napoli“.

Durante il periodo Covid cosa hai realizzato con i tuoi studenti?

“Durante la pandemia sempre di più sono ricorsa al digitale e con le mie classi abbiamo realizzato delle infografiche con la metodologia del Cooperative Learning, così che gli studenti in piccoli gruppi potessero realizzare dei lavori in realtà virtuale approfondendo quanto studiato in classe.
Ho fatto utilizzare ai ragazzi il software Thinglink, un’app per rendere multimediale ogni tipo di immagine, aggiungendo link esterni, gallerie di immagini,  video e addirittura tour navigabili di alcune città. Cerco di insegnare ai miei studenti anche l’utilizzo di altre applicazioni, ad esempio a coordinarsi nel lavoro con Trello. Tutte strumenti che potranno loro essere utili anche per un futuro professionale. I lavori sono poi raccolti sul mio profilo Wakelet, una piattaforma che permette di raccogliere e organizzare contenuti, ma anche di creare raccolte collaborative nelle quali gli utenti possono accedere e modificare”.

Tempo Medioevo ThingLink

Su quali temi hanno lavorato?

“Abbiamo creato due  esperienze in realtà virtuale incentrate sul Medioevo. Nel primo lavoro ci siamo concentrati sull’indagare come veniva misurato il tempo nell’età medioevale. Quali erano gli oggetti di misurazione del tempo? Dove sono conservati? Dove è possibile ancora vederli? Il risultato è stato una ricca presentazione, piena di spunti e curiosità. Gli studenti avevano il compito di realizzare dei blog in stile turistico i in cui illustravano il rapporto di una città a scelta con il tempo: la Meridiana di Firenze, il Museo dell’orologio di Bisacquino e molti altri luoghi. Per questo compito hanno imparato a utilizzare Microsoft Sway, un’app per la condivisione digitale di storie.
L’altro tema sul quale abbiamo lavorato è stato invece quello dei Borghi Medievali.  I ragazzi hanno realizzato dei veri e propri tour virtuali di alcuni borghi, come Offida e Monterrigione, spiegandone la storie e le principali attrazioni”. 

E avete fatto anche dei lavori legati all'attualità?

“L’ultimo lavoro che ho proposto per la materia Lettere è stato sui Promessi Sposi, strettamente legato all’epoca che stavamo vivendo. Dopo aver realizzato una prima parte di progetto sul romanzo, abbiamo scelto di approfondire la peste del ‘600 e il Covid-19 per confrontarli, trovare somiglianze e differenze tra queste due situazioni così particolari della storia dell’umanità. Abbiamo voluto capire come Alessandro Manzoni ha descritto la peste nel romanzo e come oggi hanno parlato di Covid i mezzi di comunicazione.
Per questo abbiamo realizzato un virtual tour dei luoghi dei Promessi Sposi e dei luoghi di prima diffusione del Covid. Penso sia stato anche un modo per esorcizzare la paura del momento, per capire che nella storia era già successo qualcosa di simile a quello che stavamo vivendo e ci sembrava così incredibile”.

Promessi Sposi ThingLink

Come è stata accolta l’attività dagli studenti?

“Dagli studenti è stata accolta molto bene. Per motivare i ragazzi ho fatto loro vedere alcuni lavori realizzati dai miei studenti delle medie, sono rimasti a bocca aperta e sono stati anche punti sul vivo nell’orgoglio, così anche loro si sono messi al lavoro. Uno studente mi ha detto: ‘Prof, lei è sempre così entusiasta, ci trasmette il suo entusiasmo. Si vede che le piace il suo mestiere’. Questo per me è un grandissimo risultato”. 

Portare a scuola il digitale dunque secondote è possibile, oltre la DaD?

“Quello che cerco di insegnare non è semplicemente l’utilizzo di un’applicazione fine a sé stessa. Sono un’insegnante di italiano e storia e mi concentro sull’insegnare la materia. Vediamo insieme, in classe, le applicazioni ma poi sono loro che scelgono liberamente se fare un compito in maniera tradizionale oppure fare una presentazione alla classe con la modalità virtuale. Lascio la piena libertà ai ragazzi di scegliere, perché è l’unico modo di appassionarli.  Non mi soffermo troppo sull’utilizzo dell’applicazione stessa perché penso sempre che se hanno tempo per capire come funzionano videogiochi complicatissimi, allora riusciranno a cavarsela con un po’ di buona volontà anche nell’utilizzare queste applicazioni. A me interessa che i ragazzi sviluppino la conoscenza dei processi, che imparino a padroneggiare questi diversi linguaggi, perché è questo che li aiuterà a muoversi nel mondo”.

Il docente è il regista, costruisce percorsi per gli studenti e con gli studenti

Di Irene Torre