blog come strumento didattico

Il blog come strumento didattico: il progetto “I Maturandi”

Il blog può essere uno strumento didattico utile? Certo che sì! In questa intervista a Francesco Uccello scopriamo i benefici per gli studenti e le potenzialità educative.

Affrontare la didattica a distanza l’ultimo anno di superiori è difficile perché si viene privati dei momenti più belli, quelli che verranno ricordati per sempre.

Francesco Uccello, professore di lettere, giornalista e blogger, ha trovato una soluzione creativa per la sua 5° H, al Liceo delle Scienze Umane “Rocco Scotellaro” di Sangiorgio a Cremano (NA): un blog condiviso. Nasce così il progetto I Maturandi, spazio virtuale dove fare esperienza di scrittura e narrazione di sé.

E per dare voce alla sua esperienza, abbiamo intervistato Francesco, facendoci raccontare com’è andata quest’esperienza di studenti-blogger.

Ciao Francesco! Ti va di dirci com'è nata l’idea del blog condiviso?

“L’idea è nata durante il primo lockdown. Ci trovavamo in una situazione nuova, a differenza di adesso: dovevo gestire gli studenti e le studentesse non solo dal punto di vista didattico, ma anche, e soprattutto, dal punto di vista emotivo.

Io sono un professore e un giornalista, ma nasco come blogger: per me la scrittura è parte del mio lavoro. Per cui ho cercato qualcosa che potesse avvicinare e comprendere sia il mio che il loro mood. Ho pensato che il blog potesse essere una forma di linguaggio semplice per darmi la possibilità di coinvolgerli anche a distanza”.

Un linguaggio semplice, innovativo e vicino alle nuove generazioni e fin qui ci siamo... Ma come si è evoluto il progetto?

“Volevo che il blog fosse uno spazio in cui potessero convogliare le emozioni, attraverso la scrittura di articoli, su dei temi da me assegnatogli. Contemporaneamente, il blog ha un potenziale didattico altissimo, perché è un contenitore digitale in cui ci si può mettere di tutto. E così è stato.
Una volta compresi i tecnicismi e i linguaggi relativi all’uso del blog, i miei allievi hanno iniziato a pubblicare una serie di articoli che hanno permesso loro di esternare le emozioni, in quel periodo iniziale difficile per tutti. Da lì abbiamo creato la pagina Instagram de I Maturandi.

“Smanettare” su Internet e su un blog non è cosa di tutti i giorni però…

“Sicuramente per i ragazzi è stato uno strumento nuovo perché per quanto siano avvezzi all’uso dei social, loro sanno usare ben poche cose, se non Instagram, Facebook, TikTok e basta. Quello che ho notato, e che in generale si nota da tempo, è l’analfabetizzazione digitale. Anche il computer loro lo sanno usare davvero molto poco.

Pertanto ho insegnato come utilizzare WordPress, nella versione gratuita, anche se quella che usiamo per il blog è un po’ più complicata. Abbiamo visto come si carica una foto, come si modifica, il font, il layout ecc. Sono tutte cose a cui non sono abituati, a meno che non facciano a scuola delle materie specifiche, come negli istituti grafici”.

Quali temi avete trattato nel blog?

“Il primo lavoro fatto è stato quello di condividere la foto e l’articolo correlato a un paio di scarpe che i ragazzi non indossavano in quel periodo e che avrebbero voluto rimettere. Hanno descritto, dal punto di vista emozionale, chi le ha regalate, che cosa avrebbero fatto nel momento in cui avrebbero potuto rindossarle, esternando, così, le loro emozioni.
In seguito, il blog è servito per raccontare altre cose della loro vita personale e, contemporaneamente, a me dal punto di vista didattico per correggere gli errori di grammatica e sintassi. In questo modo ho potuto insegnare loro come scrivere un’intervista o un racconto attraverso un post.”

L’importante è mettersi, durante il tempo che si prende, a debita distanza dalle cose per poterle interpretare, ma soprattutto per avere una visione più ampia e per cercare un altro punto di vista. (Francesco Uccello, in “Lettera ai miei Maturandi”)

Il blog è uno strumento molto versatile, hai dei suggerimenti su come può essere declinato per la scuola?

“Il blog si presta ad un utilizzo di tipo didattico perché tu puoi, nel momento in cui hai più tempo e più classi, ampliare i temi trattati integrando più materie. Si può fare, per esempio, la pagina della letteratura, e lì mettere i contribuiti che i ragazzi elaborano, che possono essere video, audio, immagini, scritti. È fantastico perché puoi adattare quello a cui stai lavorando secondo lo stile di apprendimento di ogni ragazzo, il quale rielabora il compito che gli hai dato, con lo strumento a lui più consono.
Logicamente è un lavoro che io consiglio ai docenti quando hanno una classe che possono seguire per più tempo, o anche un anno intero”.

E a proposito dei tuoi colleghi che cosa ne pensano?

“Io credo che per poter fare un progetto simile, il mondo di Internet deve essere già nelle corde dell’insegnante. Se un collega non ha mai fatto una cosa del genere, diventa complicato spiegarla. Deve essere qualcuno che mastica un po’ di questa roba, disposto a mettersi in gioco nell’insegnarla. Ma, purtroppo, mi rendo conto che non sia scontato, perché anche la percentuale di alfabetizzazione digitale degli insegnanti è bassa.
La preside del liceo è stata molto contenta: l’ho tenuta sempre aggiornata di quello che facevamo. La scuola e il progetto ne hanno guadagnato in visibilità: ho partecipato a un convegno sulla didattica e sull’innovazione a Bari dove ho portato questo esempio. Siamo anche stati intervistati da un programma di Radio2 ben due volte”.

il blog come strumento didattico
La classe 5° H che ha creato il blog "I Maturandi"

Qual è stata la reazione e quali sono stati i commenti della quinta che ha partecipato al progetto?

“Inizialmente erano un po’ restii, però quando ho insistito hanno partecipato volentieri e in maniera sincera. La classe mi ha scritto una lettera, per ringraziarmi del lavoro fatto insieme, citando anche il blog. Erano felici perché è una cosa che non avevano mai fatto.
Credo che una cosa del genere non sia mai finalizzata al fatto che loro poi la replichino, ma a far guardare le cose da un altro punto di vista, a capire come funziona il mondo dei social. Pensa che ho dovuto spingerli a pubblicare le foto su Instagram, spiegandogli come funzionano gli hashtag ecc.

Io credo che la comunicazione digitale dovrebbe essere studiata come una materia a parte: ‘Social e dintorni’, per imparare a farne un uso corretto”.

Così come andrebbe studiato l'impatto che social media e blog hanno nella vita perché ancora si conosce poco questo mondo. E i genitori come hanno accolto questo progetto?

“Avevo una classe molto bella in cui i genitori seguivano i figli, erano interessati e non ho mai avuto problemi. Con i genitori ci siamo visti solo durante i colloqui.
Per quanto riguarda la pubblicazione di contenuti online, non si è posto il problema, perché nella 5° in questione erano maggiorenni. Ma tieni presente che, a inizio anno, nella nostra scuola i genitori firmano una liberatoria rispetto all’uso delle immagini.

È possibile che siano dei problemi quando si tratta di bambini e bambine più piccole. In quel caso va fatta una comunicazione scritta ufficiale sull’utilizzo dello strumento, mettendo per iscritto cosa si andrà a fare nel dettaglio”. 

Da questa esperienza che cosa ti rimane e cosa pensi di aver imparato?

“Ho coniugato una mia grossa passione: la mia esperienza di scrittura con l’insegnamento. Io ho iniziato nel 2011 con il mio blog, Motelospiegoapapa, poi ho lavorato con diverse agenzie di comunicazione, con dei giornali e dei settimanali, con la TV. Per cui si è unito tutto ciò che mi appartiene del mondo della comunicazione e ho potuto usarlo come un imbuto per distillare le mie competenze ai ragazzi, calando il tutto in una dimensione didattica“.

Pensi che riproporrai in futuro l’idea del blog condiviso ad un’altra classe?

“Sì, non appena troverò la classe giusta, certo. L’anno scorso avevo conosciuto i miei studenti in presenza, mentre qua dove sono ora sono entrato “in corsa”, direttamente a distanza.
Ora ho una scuola media, ma non è una scuola adatta per vari motivi. Questa è una scuola particolare, di periferia, molto tosta, per cui bisogna proporre cose diverse, che hanno una progettualità mirata e spot. A loro, per esempio, ho proposto un lavoro in cui dovevano presentarsi come se fossero uno youtuber. Il compito prevedeva che loro si presentassero a me, seguendo una scaletta di punti da toccare.
Cose così sono possibili, il blog diventa un progetto più ampio. Ma sicuramente lo rifarò”.

C’è qualcosa che non ti abbiamo chiesto, che vorresti raccontare, che vuoi condividere con noi?

“Una piccola riflessione: la didattica a distanza come quella in presenza ha bisogno di creatività, tanta creatività, che non significa fantasia, ma significa guardare e proporre le cose in maniera non schematica.
Gli alunni hanno tanti modi di apprendere, legati alle loro diverse intelligenze e bisogna sfruttare tutto quello che abbiamo a disposizione. La rete di conoscenze ed esperienze che ogni docente ha non la deve tenere per sé, ma le deve saper convogliare nella didattica. È per questo che è importante fare tantissime esperienze nella vita, perché è utile nell’insegnare ai ragazzi, indipendentemente dalla materia che si fa.

In questo modo è possibile entrare in relazione più facilmente e di conoscere il mondo dei ragazzi e delle ragazze. Solo così quando parli loro, sentono che stai parlando proprio a loro, percepiscono che sai cosa piace e cosa interessa”.

Autore: Marcella Peverini