- Scuola: scuola secondaria di secondo grado, IIS Luca Paciolo, Istituto Professionale, Bracciano, Roma
- Classe: prima superiore
- Materia: economia aziendale e didattica multidisciplinare di sostegno
- Metodologia didattica: Flipped Classroom
- Cosa ha fatto il docente: ha realizzato un canale YouTube per creare video animati e 3D, condividendo contenuti multidisciplinari.
Come applicare una didattica interdisciplinare utilizzando la Flipped Classroom
Abbiamo già raccontato cosa siano le Flipped Classroom, ma dato che non si smette mai di imparare eccoci qui. Abbiamo intervistato il docente Marco Mellace, un Flipped Prof pieno di risorse e una infinita umiltà e passione per la didattica interdisciplinare.
Parlare con lui è stato come passeggiare per l’Antica Grecia e l’Antica Roma con il nostro Cicerone personalizzato, attraverso animazioni 3D e ricostruzioni degne dei nostri antenati.
Il nostro consiglio? Lasciatevi trasportare indietro nel tempo per scoprire una didattica digitale tridimensionale.
Ciao Marco, sei stato intervistato anche da RTL 102.5 per il tuo supporto alla didattica digitale, ci racconti di cosa si tratta?
“Durante il primo lockdown il mio canale YouTube “Flipped Prof” ha avuto un picco di visualizzazioni molto alto, nonostante lo abbia aperto nel 2017. Penso che stia avendo molto successo perché offre una nuova trasversalità e un rimodellamento della figura dell’insegnante di sostegno volta a supportare tutta la classe. Da qui c’è stata l’attenzione dei media, compresa la Radio RTL 102.5″.
Come ti sei avvicinato alla Flipped Classroom?
“Nel 2017 la mia dirigente scolastica mi consigliò di partecipare a un corso della scuola Papareschi di Roma, dato che facevo parte del team di animazione digitale della scuola. Ho avuto l’opportunità di conoscere il formatore Claudio Marchesano, uno degli esponenti della Flipped Classroom, che gestisce il canale “Matematicapovolta”. Successivamente ho deciso di aprire il mio canale sulla didattica capovolta per utilizzarlo come materiale di supporto in classe: mi sono offerto di aiutare non solo i ragazzi con disabilità, ma tutta la classe e soprattutto i docenti che non avevano le mie conoscenze digitali”.
Che metodologie hai applicato durante questa prima fase?
“All’inizio ho sperimentato alcuni video senza l’audio, indirizzati a ragazzi con problemi di dislessia, con testi a scorrimento che interpretassero il contenuto attraverso le mie animazioni. Nel corso del tempo, per renderli più fruibili, ho aggiunto l’audio e ad oggi alcuni di questi contenuti hanno raggiunto una vera e propria internazionalità.
Una delle prime forme di sperimentazione è stato creare dei contenuti multidisciplinari usando le playlist, di cui il mio canale è pieno zeppo!”.
Quali sono state le idee che hai portato a scuola durante la pandemia?
“Non uso delle idee preimpostate, mi baso molto su ciò che richiedono gli alunni: se hanno bisogno di un determinato argomento, di qualsiasi materia si tratti, cerco sempre di creare un contenuto ad personam. Una volta un utente mi ha chiesto perché nel mio canale ci fossero così tanti video su Creta: questo succede perché il mio obiettivo è creare video personalizzati e fatti su misura per l’individuo, così da supportarlo al 100% e considerando le eventuali problematiche che può riscontrare a scuola. Penso sia importante per gli studenti avere una figura di riferimento, una sorta di mentore, e nel mio piccolo cerco di creare contenuti in cui l’alunno si possa rivedere.”
Qual è la caratteristica che ha permesso a Flipped Prof di farsi conoscere?
“Sicuramente il fattore principale è l’apporto visivo del canale con le animazioni 3D, perché parlano un linguaggio universale; ho realizzato alcuni filmati con l’aiuto della mia collega di inglese e abbiamo creato dei video sulle prime ricostruzioni 3D, che hanno raggiunto paesi come Germania, Canada, Belgio, Stati uniti, India. Nel primo lockdown il canale ha realizzato 1 milione di visualizzazioni, mentre nel secondo lockdown altre 800 mila. Questa voglia di sperimentare mi ha portato a creare contenuti che oggi sono i primi che compaiono nelle ricerche su YouTube, come il video su Napoleone o sulle Crociate”.
Che strumenti consiglieresti a chi vorrebbe imparare a realizzare questi modelli 3D?
“Credo che una cosa importante per stimolare la creatività sia curiosare e testare i vari strumenti didattici. Io utilizzo molto PowerPoint. Ad esempio nell’“Evoluzione del borgo feudale” sembra quasi di giocare a un gioco gestionale, ma in realtà è un semplice video di PowerPoint, con cui ho creato tutte le figure e gli oggetti impiegati.
Dobbiamo ricordarci, però, che i video sono dei mezzi che hanno l’obiettivo di veicolare il contenuto che va tarato sul pubblico di riferimento. Ci sono alcune mie playlist non adatte per le scuole primarie perché veicolano un contenuto più complesso come, “Chi furono” che parte dall’uomo preistorico e arriva ai romani.”
Hai visto miglioramenti/peggioramenti nei tuoi studenti da quando utilizzi questi strumenti?
“Posso dire che i feedback sono molto positivi e, se commetto degli errori, cerco sempre di annotarli e risolverli nei contenuti successivi.
Nel canale YouTube molti studenti mi dicono di aver preso ottimi voti grazie al mio aiuto: i miei alunni mi dicono sempre che riescono ad apprendere molto velocemente attraverso i miei video e questo vuol dire che riesco a creare degli agganci che loro non possiedono a causa di una mancanza di immaginazione e immedesimazione”.
Che contenuti hai portato nella tua classe?
“Con quest’ultima classe ho creato contenuti interdisciplinari, dalla geografia alle scienze, e ho creato delle Flipped Classroom intrecciate, in cui utilizzo delle materie trampolino per spiegare bene la materia principale. Ho spiegato, ad esempio, la trasformazione dei numeri decimali in frazioni (materia principale) grazie alle materie trampolino, con l’invenzione di una storia riguardante Pericle e Fidia ambientata davanti al Partenone. In questo modo, mentre arrivi alla materia principale, impari concetti di altre materie. Ciò che conta è che i ragazzi continuino a studiare e si sentano allo stesso livello di ciò che inizialmente non riescono a capire”.
Cosa pensano gli altri docenti riguardo la tua didattica interdisciplinare?
“Ho sempre ricevuto un riscontro positivo nei miei confronti, ci sono davvero pochi docenti che non apprezzano il mio lavoro: ho visto che i miei video vengono utilizzati in svariate scuole italiane, come quello sulla Divina Commedia che ormai ha raggiunto 80 mila visualizzazioni. Questo caso, ad esempio, mostra come la Divina Commedia nelle scuole venga raramente studiata nella sua interezza: i docenti si limitano ad approfondire l’Inferno, qualcosa del Purgatorio e niente del Paradiso, e il mio obiettivo era quello di restituire giustizia a tutta l’opera seguendo la linearità della trama. Se alcuni colleghi mi muovono delle critiche, cerco sempre di imparare da esse o, nel caso non fossero costruttive, di lasciar perdere e continuare a fare ciò che amo”.
Pensi che i docenti italiani siano stati attratti dal digitale in questo anno pandemico?
“In realtà non ho notato un grande cambiamento, i docenti mi sono sembrati molto fedeli alle metodologie didattiche che erano abituati a utilizzare in passato. Sicuramente c’è stata una scossa che ha smosso gli animi, ma il fattore fondamentale sarà vedere se questi cambiamenti persisteranno o scompariranno una volta finita la pandemia.
Che cosa ti stimola a portare avanti il tuo progetto?
“Questo lavoro mi aiuta a crescere e a non stare mai fermo: non bisogna mai accontentarsi di ciò che si conosce o tirarsi indietro. Fondamentale è anche imparare dai propri errori, perché è così che noi esseri umani cresciamo, ed è bello quando altre persone crescono con te: ho visto, ad esempio, che il mio Tour virtuale di Atene classica è stato ricondiviso da una televisione argentina ma, nonostante la grande soddisfazione, io non voglio fermarmi. Per questo ricreo molti dei miei video, rimodellandoli, per mostrare tutti i dettagli che reputo importanti”.
Che ne pensi delle critiche sull'asetticità della didattica digitale?
“Una delle mie più grandi vittorie è che i ragazzi, dopo aver visto i miei video, spesso tornano a leggere e reputo che questa sia una rivoluzione nell’involuzione. Una collega mi ha detto che la mia didattica digitale è sia moderna che tradizionale, che collega i due mondi di cui non possiamo fare a meno e che devono sempre andare a braccetto. Importante quindi è creare video che non ricalchino troppo gli effetti scenici hollywoodiani e che, soprattutto, non mettano da parte il contenuto, che deve sempre rimanere il nucleo lineare su cui si basa il tutto”.
Qual è il tuo approccio per la creazione di un video 3D?
“Il primo fattore è fare una grande ricerca sul tema di riferimento, per costruire una base solida, e allo stesso tempo avere completa padronanza degli strumenti che vuoi adoperare, come PowerPoint, Blender e SketchUp. Per i video sulle ricostruzioni spesso combino i miei disegni stilizzati con scenari 3D: inoltre, alcune delle texture che ho impiegato, le ho realizzate andando a fotografare delle ambientazioni nella mia città, come ad esempio delle mura. Con internet alla nostra portata tutto è raggiungibile grazie alle sue risorse infinite; se c’è passione e volontà puoi imparare a creare qualunque tipo di prodotto”.


Ai genitori degli studenti piace il tuo metodo di insegnamento?
“Questo è uno degli aspetti che preferisco perché so per certo che i genitori dei miei alunni seguono assiduamente i miei video: un giorno uno studente mi venne a dire che la sera sua mamma, invece di vedere Maria De Filippi, guardava i miei video!
Non ho mai voluto andare a sostituire la didattica tradizionale, bensì creare materiale totalmente di supporto, e anche per il futuro lascio sempre carta bianca: sono contento se i miei video vengono utilizzati a scuola, ma sono iniziative totalmente spontanee, sia da parte degli alunni che degli insegnanti”.
Che cosa senti di aver imparato con questo percorso così ricco di stimoli?
“Ho imparato a non dare niente per scontato, soprattutto riguardo la condivisione delle pratiche didattiche: ero convinto che avrei creato dei contenuti circoscritti alla mia area di lavoro e non mi sarei mai aspettato un riscontro talmente esteso. Sicuramente continuerò a percorrere questa strada, come ho fatto fino ad ora, ma sento di essere cambiato e di aver rafforzato la mia volontà di aiutare e supportare alunni e docenti di tutte le nazionalità”.
Di Greta Arilli
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