- Scuola: scuola secondaria di secondo grado, liceo classico statale Cesare Beccaria, Milano
- Classe: quarta e quinta
- Materia: italiano, latino e greco
- Metodologia didattica: laboratoriale
- Cosa ha fatto la docente: ha lanciato agli studenti la sfida di scrivere una lettera a un autore classico per dialogare sulla pandemia.
Chi l’ha detto che le lettere sono oggi da considerarsi desuete? In un liceo di Milano gli studenti hanno comunicato con alcuni autori classici in forma epistolare.
Se ti proponessero di rivolgerti ai grandi letterati del periodo classico per far loro sapere come stai vivendo questo momento storico, cosa scriveresti? Immagina di riportare su carta i dubbi, le paure, i punti interrogativi che ti assillano circa la situazione pandemica in corso. Su quale aspetto della tua vita ti soffermeresti?
Noi di Idee per la scuola abbiamo intervistato Luisa D’Antona, docente in materie umanistiche presso il liceo classico Beccaria di Milano che ci ha parlato proprio di un esperimento fatto con gli studenti, grazie al quale gli stessi si sono messi in gioco raccontandosi.
Leggi com’è andata.
Hai coinvolto gli studenti con l’originale proposta di “scrivere una lettera” a un poeta antico per dialogare sulla pandemia. Ci spieghi in breve in cosa consiste e com’è nata l’idea?
“L’idea è nata dall’osservazione dei miei studenti. Li vedevo soli e spaventati, isolati nelle loro camere in attesa dei collegamenti Zoom coi compagni e coi docenti. Stavamo studiando la lirica arcaica della letteratura greca, le cui tematiche esistenziali pongono interrogativi profondi e attualissimi sulla morte, sulla difficoltà di vivere, come anche sul senso dell’attesa e sull’amore. Da lì l’idea di coinvolgere gli autori del passato in un dialogo coi ragazzi del presente”.
Come avete sviluppato il tutto?
“I ragazzi hanno scelto un autore liberamente e gli hanno scritto, dialogando con qualcuno che aveva già parlato di quello che loro stavano vivendo per la prima volta. La tipologia della lettera, informale e colloquiale, ha reso possibile il mantenimento di un dialogo sereno, senza ansia da verifica di letteratura. Per il solo gusto di parlare e raccontarsi, seppur dentro una cornice letteraria precisa di cui andavano rispettati il contesto e i contenuti studiati”.
Quali sono stati gli autori più gettonati e perché?
“Archiloco, Mimnermo e Alceo sono risultati i più amati, sicuramente perché nelle loro liriche parlano del senso di fragilità che l’uomo sente di fronte ai grandi eventi della vita e delle responsabilità individuali nella scelta. I ragazzi hanno capito che qualcuno prima di loro, nelle difficoltà, aveva scelto di resistere, di non soccombere; oppure non ci era riuscito e aveva affidato alla poesia le sue amarezze. Loro hanno fatto la stessa cosa nelle lettere”.
Che impatto ha avuto l’idea sugli studenti?
“Agli studenti l’idea è piaciuta molto. In seguito le richieste di consegne diverse dalle solite sono state costanti. Lì ho capito che attualizzare la letteratura e farla sentire viva – perché lo è davvero – è la chiave affinché la amino”.
In che modo la proposta è stata accolta dal corpo docente?
“Con i colleghi lo scambio di idee, purtroppo, è stato limitato”.
E invece che reazioni ci sono state da parte dei genitori degli studenti?
“Tanto apprezzamento e solidarietà. Non per questo ‘esperimento’ nello specifico, ma per come la scuola è riuscita a stare coi ragazzi, anche quando non era facile e altri istituti non erano stati capaci di organizzarsi”.
Si tratta di un’idea recente oppure risalente al periodo di marzo-aprile 2020? In quest’ultimo caso, la state tuttora portando avanti?
“L’idea è nata durante la didattica a distanza del marzo-aprile 2020, proprio per lo sforzo di voler ‘agganciare’ gli studenti. Uso ancora molte idee di quel periodo, per continuare a interessare maggiormente i ragazzi e per far sentire la cultura classica vicinissima al loro vissuto interiore”.
La cosa più bella che ti hanno detto gli studenti?
“Molti mi hanno ringraziato perché scrivere a quegli autori è stato ‘come parlare con un amico che non ti giudica e ti capisce al cento per cento’. Credo sia un’esigenza sentitissima dai ragazzi: essere ascoltati e non giudicati. Non da chiunque, ma da chi può capire cosa provano e magari riesce a offrire un’indicazione, una guida per imparare a gestire quel che sentono, dargli un senso. Se poi questa guida proviene da voci che hanno travalicato i secoli mantenendo la loro attualità, è la migliore testimonianza di valore che la letteratura possa dare”.
Nella vita si impara sempre da ogni situazione: nel tuo caso cosa hai appreso da quest’esperienza?
“Ho imparato che insegnamento non è tanto istruire, dare informazioni e nozioni; questo può farlo chiunque, anche Wikipedia. Lo scopo vero è far sentire voci, far percepire modelli, offrire guide. Far capire che tutto quanto ci riguarda ha già toccato migliaia di altri e, tra questi, alcuni ne hanno scritto e possono aiutare a decodificare, capire meglio e scegliere strade consapevolmente. Vale per gli allievi ma anche per gli insegnanti!”.
Di Grazia Ciavarella
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