Gianmario Verona rettore Bocconi

La scuola del futuro è una “classe capovolta”

Gianmario Verona è Rettore dell'Università Bocconi dal 2016. Abbiamo parlato con lui di crisi, opportunità e di cosa significa avere uno spirito bocconiano, in particolare in quest'ultimo anno.

Se parli di Bocconi spesso vengono fuori gli stereotipi che accompagnano questo nome blasonato: un’università d’élite, un po’ snob. Se invece approfondisci, scopri un ateneo che ha saputo rinnovarsi, arrivando ad avere il 25% di studenti stranieri, ottenendo per primo il Biosafety Trust Certification e inserendo nei piani strategici temi come la sostenibilità e la diversity culturale e di genere.

Tutto questo è possibile grazie anche al Rettore Gianmario Verona, con il quale abbiamo avuto il piacere di parlare.
Gianmario Verona è stato confermato come Rettore per il terzo biennio che si concluderà nell’ottobre 2022.

Nel frattempo ha dovuto affrontare, oltre agli ambiziosi pieni strategici, un anno di pandemia in uno degli atenei più strutturati d’Italia. “Se si pensa che la Bocconi in tutta la sua storia ha chiuso solo durante la seconda guerra mondiale e qualche giorno durante le lotte studentesche degli anni ’60, può immaginare il mio stato d’animo durante il febbraio dell’anno scorso”, racconta con sincerità Verona.

Abbiamo chiesto al Rettore come l’Università Bocconi, che conta 15.000 iscritti e 2.200 studenti che abitano nel campus, ha affrontato l’emergenza sanitaria.
“Il Covid è stata una slavina improvvisa che ha investito la città di Milano e la Lombardia per prime. Immediatamente ci siamo riuniti in una task force interna dedicata, che ha coinvolto tutte le linee e i gradi dell’ateneo. Per fortuna in 10 anni abbiamo investito molto nelle piattaforme digitali. Da tempo infatti, le interazioni tra docenti e studenti, lo scambio di materiali, vengono gestiti online, attraverso un vero e proprio contenitore di interazione digitale”.

Come affrontare l’emergenza sanitaria: l’esperienza della Bocconi

L’Università Bocconi comprende 5 scuole, un’area estesa composta da residenze e servizi che aumentano ogni anno, è un vero e proprio paese e come tale va gestito.

Come si comunica un’emergenza di tale portata in un contesto studentesco così ampio e complesso ? “Da subito”, spiega Verona, “abbiamo deciso di coinvolgere gli studenti attraverso le rappresentanze studentesche e mantenendo attivi più canali. Ogni scuola ha dei rappresentanti che riportano le problematiche e le esigenze degli studenti. Abbiamo comunicato costantemente con gli studenti attraverso le classiche e-mail, con i video e i canali social. Abbiamo cercato di raccontare quello che stava accadendo, scegliendo una comunicazione il più possibile trasparente e condivisa”.

Quanto alle reazioni degli studenti, “sono state complessivamente positive, hanno reagito con responsabilità. Ovviamente ci sono state anche le eccezioni, chi ha contravvenuto alle regole, ha dovuto affrontare la commissione disciplinare ed è stato allontanato dal campus, come era giusto che fosse. Certo”, specifica Verona, “ci sono state purtroppo molte occasioni formative mancatePenso per esempio a tutti gli eventi che organizziamo con le aziende, le numerose esperienze all’estero”.

Il nuovo anno accademico: be responsible, be sustainable, be safe

Per l’inizio del nuovo anno scolastico la Bocconi non si è fatta trovare impreparata. Gli interventi per rendere l’università più sicura possibile sono stati imponenti.
Sanificazioni regolari, un sistema di areazione efficiente, un numero di telefono attivo per le emergenze, un presidio infermieristico e un presidio medico, percorsi stabiliti, distribuzione di materiale informativo e di dispositivi di protezione individuali.

Nei video informativi il messaggio è chiaro e responsabilizzante, come a ribadire che la sicurezza è un affare di tutti, a tutti i livelli. 
Verona ci racconta che “nonostante la scorsa estate sembrava quasi che il Covid non esistesse più, abbiamo deciso di non farci trovare impreparati, pianificando i possibili rischi e programmando un anno che avesse una caratteristica principale: la flessibilitàIn effetti, siamo saltati dalle lezioni in presenza dell’inizio dell’anno, alle lezioni a distanza. Dal punto di vista didattico siamo quasi arrivati al punto che è ininfluente la situazione della pandemia, perché la macchina didattica e organizzativa ormai funziona autonomamente”.

Un anno di DaD all’università: un bilancio

In questo anno indubbiamente complicato, abbiamo chiesto al Rettore di fare un bilancio. “È stato un anno faticoso per tutti, soprattutto per gli studenti che hanno dovuto affrontare un modello formativo nuovo, tuttavia è stato un anno di coordinamento straordinario. Mi piace pensare che quest’anno abbia messo in luce quello che io considero il vero spirito bocconiano. Quello cioè, di vivere questa crisi come un’opportunità di sperimentazioneQuest’anno ci ha dato una grande occasione per sperimentare. Abbiamo spinto i docenti a provare, fare dei test, immaginare metodi di apprendimenti alternativi, valutare nuovi approcci, diverse tecniche, tutto ciò che abbiamo raccolto e testato lo porteremo nei corsi di domani”.

L’università del futuro: lo “stile Bocconi”

Per concludere, abbiamo domandato al Rettore come immagina la scuola e l’università del futuro. “Io immagino un’università sempre più in presenza e sempre più digitale. Penso davvero che gli strumenti digitali non siano sottrattivi ma additivi, una grande opportunità per coinvolgere gli studenti anche fuori dall’ora di lezione. Siamo abituati ad un modello di lezione universitaria dove un singolo docente spiega la lezione di fronte ad una classe di 200 alunni che prendono appunti. Nel modello di classe capovolta che immagino per il futuro, grazie agli strumenti digitali, i docenti possono trasferire agli studenti tutta una serie di nozioni e contenuti sfruttando altri spazi virtuali. In questo modo la lezione in presenza diventa il terreno dedicato per le interazioni, un spazio di scambio e dialogo in presenza fondamentale. Gli strumenti digitali possono trasformare, in meglio, la qualità del processo educativo”.

Di Chiara De Filippo