Girls code it better è un progetto nato 7 anni che vuole avvicinare più ragazze possibili alle discipline STEM, attraverso dei laboratori di progettazione nelle scuole secondarie di I e II grado. Costanza Turrini, ideatrice e fondatrice del progetto ci racconta nel dettaglio di cosa si tratta.
In Italia solo il 48 % delle donne ha un lavoro. Tuttavia, il 60% di esse è laureata. “Guardando i dati, ho pensato di voler andare all’origine del problema. Ossia quello dell’autoefficacia“.
A parlare è Costanza Turrini ideatrice e fondatrice del progetto Girls code it better che continua: “Nella maggioranza dei casi, se chiedi a un programmatore uomo come valuta il suo lavoro, ti dirà che è bravissimo. Se fai la stessa domanda a una donna, a parità di competenze e risultati, mostrerà di non sentirsi completamente all’altezza. L’autoefficacia va sviluppata e sostenuta”.
I laboratori di Girls Code it Better nascono per fare in modo che le ragazze di età, personalità e background diversi, si avvicinino a determinate materie. Come ci spiega ancora Costanza: “Le partecipanti dei laboratori, possono aprirsi a nuove opportunità, pensarsi in ruoli diversi. Tutto questo, senza avere la minaccia dello stereotipo di genere, ma mantenendo alta la sfida disciplinare”.
Come sono sviluppati i laboratori di GCIT
I laboratori di GCIB chiamati Club, quest’anno sono stati 55, distribuiti in 11 regioni in tutta Italia.
I laboratori hanno una durata di 45 ore, da novembre ad aprile e sono composti da 20 ragazze selezionate tra le candidate al progetto, all’interno della scuola selezionata.
All’inizio del percorso vengono presentati dei temi che le ragazze devono risolvere attraverso le tecnologie, in un’ottica di lavoro corale di gruppo. Ogni club è affiancato e seguito da due figure fondamentali: il coach, un insegnante della scuola formato sulla metodologia del PBL (Project Based Learning) e il maker o coach maker, una figura tecnica che proviene solitamente dal territorio.
Costanza entra nel dettaglio: “I laboratori sono indirizzati alle ragazze che utilizzano le tecnologie e si approcciano alle discipline Stem nello stesso modo in cui lo farebbero dei ragazzi. Ogni anno proponiamo 5 temi da risolvere che soddisfano determinate aree strumentali ma che riguardano ambiti, molto contemporanei, che possono stimolare il loro interesse. La tecnologia non è comunque il centro di tutto” chiarisce Costanza, “nei nostri club vogliamo mettere l’accento sull’importanza di imparare a pensare, sviluppare pensiero critico, progettare, lavorare in team, sviluppare il problem solving.
Vogliamo che le ragazze siano consapevoli di poter essere ingegnere anche avendo competenze di scienze umanistiche o filosofe con competenze di programmazione. Ogni intelligenza deve trovare la sua formazione”.
I progetti di Girls Code it better: esempi concreti
I temi presentati quest’anno variano dalla valorizzazione di personaggi femminili contemporanei nella tecnologia, l’influenza reciproca tra stereotipi e linguaggio, la riqualificazione/valorizzazione territoriale la sostenibilità e il benessere scolastico.
Costanza ci racconta che “i temi sono stati distribuiti in maniera equilibrata e questo ci ha fatto capire come offrire stimoli diversi agli studenti, generi ricchezza e sia la strada giusta. Alcuni gruppi hanno creato dei siti web, come per esempio una piattaforma per radunare tutti gli studenti di una scuola, una sorta di social interno alla scuola. Un altro gruppo ha realizzato un video gioco su livelli, con lo scopo di far capire quali sono gli stereotipi sbagliati”.
Cosa accade ai progetti una volta realizzati? “I progetti rimangono alla scuola come know-how e come prodotto fisico”, precisa la fondatrice di Girls Code it Better. “Vengono presentati ad aprile dalle ragazze. Parlare del proprio progetto, esporsi, raccontare il percorso che ha condotto a determinate scelte e saperle sostenere, è una parte fondamentale del lavoro”.
Prosegue Costanza: “È importante ricordare che si tratta di laboratori completamente gratuiti. In questo modo riusciamo a raggiungere anche ragazze che, per vari motivi, non potrebbero permetterselo. I club sono aperti non solo alle ragazze definite ‘brave’. Anzi, abbiamo riscontrato come quelle che in classe sono considerate le più fragili, nei laboratori si si trovano meglio”.
Quello che vogliamo insegnare è che in un gruppo c’è bisogno di tutte le intelligenze, la programmatrice ma anche la comunicatrice.
La scuola del futuro non lascia indietro nessuno
Abbiamo chiesto a Costanza come si immagina dunque la scuola del futuro. “Il futuro della scuola deve essere dei nuovi metodi, li conosciamo benissimo, ma devono essere quelli che davvero non lasciano indietro nessuno non penso che nella scuola italiana debba essere cancellato tutto, anzi. Dobbiamo procedere per tentativi, guardando alle buone pratiche scolastiche, in modo che siano di contaminazione per tutte le scuole”.
Per finire, Costanza ci ricorda che “l’Italia, con il 48% di occupazione femminile è il fanalino di coda dell’Europa. Siamo le più preparate ma quelle che lavorano meno, da qualche parte dobbiamo pur iniziare per cambiare le cose.”
Noi di Idee per la scuola, pensiamo che Girls Code it Better sia un promettente inizio e una grande opportunità per il futuro di molte ragazze e della scuola in generale.
Di Chiara De Filippo
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