dad laboratoriale tg dei bambini

L’informazione incontra la didattica: il TG Little Big News

Elena Ercoli e Barbara Rosetti, insegnanti della scuola primaria di Siapiccia (Oristano), hanno prodotto e ideato un telegiornale condotto dagli alunni con interviste e rubriche in italiano e in inglese.

La didattica a distanza ha messo gli insegnanti di fronte a delle sfide dure da affrontare. Ancor più difficili se sei la maestra di un comune di poco più di 300 abitanti. È il caso di Elena Ercoli e Barbara Rosetti, insegnanti della pluriclasse di prima, seconda, terza della scuola primaria di Siapiccia, un paesino in provincia di Oristano che hanno dovuto affrontato le difficoltà pratiche e contestuali della didattica a distanza. Il tutto tenendo fede alla loro idea di insegnamento collaborativo e multicanale. 

Elena, Barbara, ci raccontate com'è nata l’idea?

Barbara: “L’idea è nata dalla volontà di cercare qualcosa di originale e stimolante che attivasse i bambini anche a casa. La creazione del telegiornale era un vero e proprio compito, ed è stato pensato per mettere in risalto le caratteristiche individuali dei diversi bambini. Con loro abbiamo studiato come lavorare su ogni singolo aspetto. Ogni rubrica, infatti, ha delle proprie peculiarità a seconda del bambino che la conduce, un modo per diversificare le competenze in maniera fantasiosa”.

Essendo bambini molto piccoli, come è stata realizzata praticamente questa idea?

Elena: “Abbiamo dovuto mettere in gioco anche noi stesse. Da autodidatte abbiamo studiato tecniche di montaggio. Spinte dalla motivazione di creare un prodotto carino e fruibile da tutti, ci siamo occupate anche della grafica e del sonoro. È stato un lavoro faticoso, reso possibile anche grazie all’aiuto dei genitori”. 

Qual è stata la difficoltà più grande nel realizzare il tutto?

Elena: “L’aspetto più deficitario della DaD è sicuramente la mancanza di una relazione sociale che in classe c’è. Noi utilizziamo un modello di lavoro sempre cooperativo, i bambini lavorano prevalentemente in gruppo. Attraverso questa, e altre idee, cercavamo di affrontare i contenuti disciplinari sempre in maniera creativa. Mi vengono in mente il progetto sulla giornata della terra, o il lavoro fatto sulle emozioni, dove ogni bambino disegnava una faccina che poi ancoravano ad un racconto autobiografico che rappresentasse quel tipo di esperienza. Una volta realizzati e montati i video, li inviavamo a tutti loro che avevano la possibilità di rivedersi e rivedere gli amici, annullando così la distanza”.

Com'è stata accolta questa iniziativa?

Barbara: “L’iniziativa è stata accolta con entusiasmo anche se i bambini sono già abituati a lavorare in questo modo. In classe abbiamo sempre lavorato in maniera attiva e collaborativa, quindi non hanno riscontrato particolari difficoltà nel portare a termine il compito che gli era stato assegnato. Anzi: è stata un’esperienza che li ha formati molto ed è rimasta nel tempo, visto anche quello che è successo a luglio”.

A luglio: cioè?

Elena: “A luglio siamo stati contattati da una tv locale della provincia di Oristano per una trasmissione dedicata ai bambini. Abbiamo registrato due puntate nei giardini della scuola dove i bambini hanno ripercorso le varie tappe del processo creativo del tg. La giornalista ha così intervallato spezzoni del tg alle interviste dei bambini. Ed è stato sorprendente notare come i bambini, anche dopo un mese e mezzo ricordavano tutto, anche le parti in inglese”.

Un risultato soddisfacente...

Elena: “Assolutamente, per noi è fondamentale vedere come lo sviluppo dei contenuti, che passano da un’esperienza laboratoriale multicanale, resti nell’alunno. Ci è capitato, infatti, di notare che solo la lezione nozionistica nel tempo si perde. Attuando invece quest’altro modello di didattica negli alunni resta una traccia nell’apprendimento significativo. E questo ci ha fatto enormemente piacere”.

Quindi ci sembra di capire che il vostro modo di approcciare alla didattica è allo stesso tempo sperimentale ma concreto, è così?

Barbara: “Noi abbiamo l’abitudine di lavorare molto con l’interdisciplinarità: se io tratto un argomento in scienze, o italiano, Elena si collega con altre materie. Solitamente creavamo un Power Point con una registrazione ed una serie di collegamenti interdisciplinari per aiutare il bambino nella realizzazione di un elaborato finale. O anche il metodo delle consegne aperte, ovvero lasciare libero spazio alla creatività personale del bambino che ha il compito di portare a termine una consegna, solitamente generale, esprimendo la sua fantasia e individualità senza però uscire fuori tema”.

Quale è stato il risultato più importante che avete ottenuto?

Barbara: “La partecipazione elevata è stato per noi un elemento di sorpresa. La prima cosa difficile della didattica a distanza è non perdere nessun alunno. Per questo tipo di lavoro abbiamo dovuto coinvolgere tutti, compresi i genitori che sono stati fondamentali per la buona riuscita del progetto. È stato un lavoro lungo e difficile, il risultato non era affatto scontato e siamo enormemente soddisfatte di ciò che abbiamo realizzato”.

E voi, invece, cosa avete imparato?

Barbara: “Abbiamo imparato tanto. Avevamo la necessità di andare a pensare ad una struttura di base che potesse essere comprensibile al massimo, pertanto andavamo a studiare ogni minimo particolare per non perdere tempo e riuscire ad essere subito incisive. A livello mentale ci ha formato tantissimo, ma anche a livello informatico e digitale”.

Elena: “Un’esperienza che ci segnato considerevolmente. Abbiamo migliorato la strutturazione perché anche oggi, rientrando in presenza, siamo abituate a progettare tutto in maniera interdisciplinare e la visione di insieme ci viene più automatica“.

Durante la DaD sei obbligato a lavorare sui nuclei fondanti della disciplina. Quindi inizi ad abituarti a selezionare i nuclei principali di quello che vuoi trasmettere ai bambini, meglio poco ma fatto in maniera esaustiva e significativa. Ci ha aperto le porte verso una flessibilità maggiore.

Autore: Luca Illiano