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Creare una web radio in lockdown? È possibile ed è successo a Roma

Come una web radio nata in un istituto comprensivo di Roma durante il lockdown è diventata un punto di riferimento per il territorio

Durante il primo lockdown del 2020, nell’Istituto Comprensivo M.L. King di Roma è nata una web radio che, giorno dopo giorno, è cresciuta fino a diventare oggi un punto di riferimento per il territorio, ben oltre la scuola. “La nostra radio è nata appena entrati in lockdown, ma era già in cantiere”, racconta ad Idee per la scuola il professore Pernaselci.

“La chiusura della scuola è stato lo stimolo per velocizzare il processo. Probabilmente è nata nel periodo peggiore, ma nello stesso tempo forse il più stimolante per l’urgenza di ricreare la comunicazione tra la scuola, gli studenti e il territorio”.

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Dal GR alle rubriche come nasce una web radio in lockdown

Il primo progetto della radio è stato il “GR delle buone notizie”, poi le rubriche si sono moltiplicate grazie alla partecipazione entusiasta di studenti e docenti.  Presto gli insegnanti si sono prenotati per avere il loro programma. Sono nati i podcastLa storia ci racconta”, che ha anche ricevuto riconoscimenti e premi, “Le favole alla radio”, una lettura interpretativa e creativa da parte dei ragazzi delle favole di Rodari, “Apprendisti lettori” con la partecipazione di scrittori che vengono intervistati dai ragazzi e l’apprezzatissimo “Horror da quarantena”. 

L’idea iniziale era che fossero gli studenti a costruire le puntate, con la guida dei docenti: “Abbiamo voluto fin da subito favorire la collaborazione tra gli alunni per costruire, rivedere, modificare i podcast fino a essere soddisfatti del risultato finale”, sottolinea Maria Grazia Minati, co-ideatrice del progetto e insegnante alla scuola primaria.

La web radio ha seguito il destino della scuola e ora si fa in presenza. All’interno dell’istituto oggi c’è una vera postazione radiofonica, con consolle e microfoni, perfetta per le registrazioni e il montaggio. “Anche le modalità di preparazione dei podcast si sono modificate”,  spiega il professore Pernaselci.  “A scuola chiusa, gli studenti da casa potevano lavorare tramite la piattaforma con cui svolgevano la DaD, facendo attività di ricerca del materiale e suddividendosi i compiti, poi sempre tramite piattaforma, i ragazzi registravano ed ero io che mi occupavo di montare e pubblicare il podcast. Già nel corso dell’anno scorso i ragazzi erano in grado di fare molto in autonomia. Ora, in presenza, con lo studio a scuola, tutto è più facile e i ragazzi partecipano attivamente al montaggio finale”.

“Le puntate vengono utilizzate come unità didattiche all’interno della scuola primaria”, continua Maria Grazia Minati. “Per esempio, nell’ultimo anno della primaria ho utilizzato il podcast dedicato al 25 Aprile tratto dalla rubrica La storia ci racconta. La web radio è un progetto a disposizione di tutti gli insegnanti: sono vere e proprie risorse didattiche”.

Lo scopo della web radio non è solo la didattica. Gli studenti sono molto propositivi e anche i più timidi apprezzano questa modalità per esprimersi e comunicare. Inoltre, lo scorso anno la festa di fine anno si è svolta con una lunga maratona in diretta radio e tutti gli studenti alla fine del percorso scolastico hanno potuto avere uno spazio per parlare della propria esperienza, lasciare una canzone o una testimonianza. 

La web radio, nata nel lockdown, oggi è viva e condivisa dal corpo docente.
La
redazione conta già 7 docenti coinvolti, di entrambe le scuole.

Gli obiettivi per il futuro sono ben chiari: continuare nella realizzazione dei podcast e coinvolgere sempre di più il territorio.
Questo per diventare punto di riferimento anche fuori dall’istituto comprensivo e proporre un servizio, come quello che è stato offerto alle scuole secondarie di secondo grado che, tramite la web radio, hanno potuto presentarsi nelle giornate di orientamento, nonostante la pandemia. 

La nostra radio è nata nel periodo peggiore, ma forse il più stimolante, data l’urgenza di ricreare la comunicazione tra scuola, studenti, territorio.

Di Eleonora Bravo