canva scuola media

Stimolare la creatività con Canva e letture animate per una didattica all’insegna delle emozioni

Il digitale, la lettura e il teatro: un trittico per il supporto cognitivo ed emotivo degli studenti.

Siamo sempre alla ricerca di idee innovative e moderne e, a volte, sottovalutiamo ciò che possiamo creare con la sola creatività e curiosità.
Una frase che sentiamo pronunciare spesso dai ragazzi è che la scuola sia noiosa: che cosa succederebbe, quindi, se l’ora di lezione diventasse un vero e proprio spettacolo?
È quello che noi di Idee per la scuola ci siamo chiesti insieme al docente Matteo Castioni che, ogni giorno, cerca di portare in classe la sua esperienza di attore e animatore, oltre a implementare il digitale seguendo il fil rouge delle competenze emotive e cognitive.
Non è necessario avere dei costumi, un copione da seguire e un vero e proprio palco: gli unici oggetti di cui avrete bisogno saranno il corpo, la mente e il cuore.

Ciao Matteo, qual è una caratteristica che hai notato maggiormente nei tuoi studenti?

“I ragazzi spesso hanno l’idea che o si è portati per una materia o non si possa mai imparare: io stesso non sono mai stato uno studente modello e questo è solo un esempio del cambiamento che affrontiamo nella vita, soprattutto con la conquista della maturità e della consapevolezza.
Dobbiamo anche ricordarci che ciò che vediamo a scuola è solo una fotografia di quello che i ragazzi hanno dentro di loro.
Io cerco di far passare l’idea che tutti possano raggiungere dei risultati, nonostante una fatica momentanea, e cerco di inserire l’elemento del divertimento per facilitare questo processo”.

Come si è evoluta la tua esperienza didattica?

“Già all’università avevo percepito il bisogno di svolgere un lavoro a contatto con le persone: ho iniziato a specializzarmi nella divulgazione e didattica, e ho capito di avere una spiccata sensibilità per la trasmissione di un contenuto.
Successivamente, mentre insegnavo parallelamente alle scuole superiori e medie, ho scoperto un gruppo Facebook che inizialmente era nato come gruppo di supporto per prepararsi al percorso di abilitazione.
Grazie a questo gruppo, chiamato “Esperienze didattiche“, mi sono messo alla prova con attività laboratoriali e dinamiche: inoltre, la mia esperienza teatrale mi ha aiutato tantissimo sia nella gestione delle relazioni che nella didattica vera e propria”.

Qual è la tua ricetta ideale per un'ora di lezione?

“A mio parere, l’ora in classe deve somigliare a una sorta di spettacolo, senza tempi morti e con un ritmo dinamico. Per esempio, durante le interrogazioni, cerco sempre di far concentrare i ragazzi sul loro tono di voce, sulla consapevolezza del loro corpo e altri piccoli input che aiutano la loro crescita in classe.
Un altro aspetto che credo sia fondamentale è non fare mai le stesse cose durante il proprio percorso di insegnamento: l’andamento generale dev’essere omogeneo ma con modalità differenti e lontano dalla meccanicità, con una ricerca continua”.

Com'è stata la tua esperienza in questo anno pandemico?

“Era da tempo che volevo provare la G-Suite di Google, per la sua funzionalità che ti permette di condividere tutto il materiale necessario, rimanendo a stretto contatto con gli studenti.
A inizio pandemia, quindi, io e un mio collega abbiamo iniziato ad allestire e organizzare le nuove modalità per fare lezione: abbiamo creato gli account degli studenti, suddiviso i gruppi, creato le newsletter e, soprattutto, abbiamo insegnato agli altri docenti come usare le piattaforme digitali”.

Avete realizzato alcuni prodotti digitali?

“Sì, in una classe di prima abbiamo creato un cartellone multimediale sulle piante, introducendo l’argomento con un paio di lezioni teoriche e assegnando la realizzazione di un video di 3 minuti ciascuno che fosse il più creativo possibile, in cui i ragazzi dovevano presentare ai loro compagni il contenuto dell’argomento.
A quel punto ho utilizzato Canva per realizzare la struttura del cartellone, inserendo i link dei video nel rettangolo di riferimento: è stata un’attività stimolante per i ragazzi dato che i loro video sarebbero stati il materiale di studio per svolgere la verifica”.

canva scuola media
canva scuola media
A fine attività molti genitori mi hanno detto che, grazie a questa iniziativa, avevano passato del tempo con il loro figli per realizzare quei video, riuscendo a divertirsi nonostante la situazione pandemica.

Pensi che il digitale possa essere utile nella didattica di oggi?

“Nonostante il ritorno in presenza, stiamo continuando a utilizzare Classroom per rimanere attivi e connessi, caricando il materiale ed effettuando quiz e test utili per rinfrescare la memoria dei ragazzi. Penso, però, che il digitale debba essere integrato su basi già solide: nel segmento delle medie, ad esempio, la manualità dei ragazzi va sviluppata per dargli le giuste basi cognitive e soprattutto per facilitare la comprensione, l’interpretazione e la rielaborazione dei contenuti”.

Ci parli dell'iniziativa a cui hai dato vita durante il primo lockdown?

“In quel periodo sentivo il bisogno di cercare una connessione maggiore con i ragazzi, in cui avevo percepito un grande smarrimento. Ho deciso, quindi, di collegarmi per un’ora nel pomeriggio e avviare un’attività di lettura animata totalmente facoltativa: ho scannerizzato le immagini dal libro “Il mago dei numeri”, un classico della matematica, e le ho proiettate sullo schermo mentre recitavo le voci dei personaggi”.

canva letture scuola
canva nella scuola
canva e le letture animate nella scuola

“La cosa che mi ha colpito è che, durante tutto il mese dell’attività, i ragazzi erano sempre tutti connessi, e non solo: piano piano anche i genitori hanno iniziato ad ascoltare e interessarsi, quindi è stata un’iniziativa che per un’ora al giorno distraeva le famiglie e concentrava l’ascolto degli alunni.
Questa attività me la porterò sempre nel cuore perché è stato un momento di estrema umanità e contatto“.

Ci hai accennato che il teatro per te è diventato parte integrante della tua didattica, com'è nata questa passione?

“Io consiglio sempre ai genitori di far frequentare ai figli un corso di teatro, perché i ragazzi hanno un mondo dentro di loro e non sanno come esprimerlo e coltivarlo: mia mamma, da ragazzo, mi iscrisse a un corso di teatro comico e successivamente ho deciso di continuare con una scuola di teatro più classico, aperta da un gruppo teatrale amatoriale.
Così sono entrato in questa compagnia,“Estravagario”, di cui poi sono diventato membro”.

Come porti questa tua “teatralità” in classe?

“Secondo me non è necessario portare qualcosa che segua un copione preciso, è un’abilità che fa parte di me e la esprimo attraverso tutta la mia gestualità e voce. Gli stessi colleghi che vengono a fare del potenziamento mi dicono sempre che in classe si divertono e, allo stesso tempo, capiscono il contenuto, come se io impersonassi i numeri“.

Il teatro migliora l'empatia, l'ascolto ed è un ottimo strumento di comunicazione: i ragazzi sanno quali sono le regole all'interno di questo ambiente atipico, ma la responsabilità è soprattutto dell'insegnante, che deve dargli i giusti stimoli.

Come hai potenziato le tue capacità empatiche?

“Nonostante l’ermeticità dei ragazzi nelle scuole di primo grado, ho ottenuto dei risultati attraverso un programma chiamato SEL (Social Emotional Learning): a settembre dello scorso anno questo ente ha proposto una formazione per i docenti che volevano mettersi in gioco con le competenze emotive, sociali e relazionali.
L’obiettivo era quello di testare nelle classi alcuni esercizi relazionati alle emozioni e svariate capacità emotive: tramite alcune esercitazioni scritte, in una classe i ragazzi hanno iniziato ad aprirsi, dando risposte molto oneste e forti che, a lungo termine, hanno creato una maggiore apertura e fiducia“.

Cosa ti porti dietro da questa esperienza?

“Quest’ultima attività mi ha fatto riflettere molto sul tipo di persona e di insegnante che voglio essere e spero davvero che. con il tempo, si possano unire molti più docenti e che si possa abbandonare l’ideale tradizionale di docente.
Ad oggi il mio obiettivo è depurare il senso di fatica che abbiamo sentito durante questo anno, con la voglia di tornare a una normalità che possa consentire ai ragazzi di vivere alcune esperienze fondamentali per la loro crescita”.

Di Greta Arilli