Scuola Diffusa Reggio Emilia

La scuola diffusa che abita la città: l’iniziativa di Reggio Emilia

L'esempio virtuoso di una città che accoglie la scuola nei suoi spazi: Reggio Emilia.

Reggio Emilia rappresenta da sempre un faro di ispirazione per quanto riguarda i progetti educativi e l’approccio alla scuola.

Anche in questo momento di cambiamenti e difficoltà, la città emiliana, non ha smentito la sua tradizione con un progetto pieno di senso e lungimiranza: la scuola diffusa.

Noi di Idee per la scuola abbiamo avuto il piacere di parlare con Mitia Davoli, coordinatrice pedagogica di Officina Educativa, il servizio del comune che, attraverso un patto di comunità con i dirigenti scolastici, ha dato alla luce questo importante progetto.

Si tratta di un servizio del comune di Reggio Emilia, che si occupa di diritto all’educazione e ha come obiettivo quello di offrire nuove opportunità a tutti gli alunni delle scuole primarie e secondarie di primo grado. Officina Educativa è formata da diverse equipes di educatori che collaborano con le insegnanti, sia in orario scolastico, sia nei servizi educativi pomeridiani.

Quando e come nasce la scuola diffusa

Dopo il lockdown di marzo, tutta l’amministrazione Comunale di Reggio Emilia, insieme ai 12 istituti comprensivi, si è prontamente messa all’opera per ripensare la scuola alla luce delle nuove misure di sicurezza.
Era necessario infatti, riaccompagnare gli alunni verso una didattica in presenza che tenesse conto delle nuove regole e dei protocolli anti Covid. Per questo motivo, Officina Educativa ha da subito organizzato i sopralluoghi per definire e rivalutare gli spazi della scuola.

L’obiettivo era quello di individuare nuove potenzialità per la didattica in presenza. Da una parte rimodulare gli spazi della scuola, come le aule multimediali e i laboratori, dall’altra ampliare la prospettiva, coinvolgendo la città tutta e i suoi ambienti. Fin da subito è stato infatti evidente  come molte classi non potessero più utilizzare alcune scuole negli edifici storici, per motivi di spazio e capienza. Per questo motivo è stato necessario ripensare una scuola che va oltre la scuola.

In cosa consiste il progetto 

Il Palazzo dei Musei, i Chiostri di San Pietro, il Palazzo da Mosto, la Banca d’Italia, la Biblioteca delle Arti: sono solo alcuni tra gli edifici cittadini riconvertiti a spazi scolastici che ospitano molte classi delle primarie e secondarie di primo grado.

Ogni nuovo spazio è stato scelto, affiancando agli insegnanti e ai bambini, un progetto pedagogico insieme agli educatori.

L’esempio della scuola sotto l’albero

La scuola sotto l’albero è un vero e proprio regalo che il Comune di Reggio Emilia ha voluto fare ai bambini della scuola primaria Marco Polo e della scuola secondaria di primo grado Galilei.
Entrambe le scuole, sono parte  insieme alla Fondazione Reggio Children e all’architetto Bombardi, di un  progetto di  ripensamento degli ambienti scolastici in cui la
vivibilità dell’ambiente sia interno che esterno diventa ricca di nuove risorse e opportunità.
Nella progetto della scuola Marco Polo, si tratta di un grande albero alla cui base sono stati costruiti degli arredi circolari che lo abbracciano.
Lo spazio esterno dunque diventa un luogo interdisciplinare, dove i bambini imparano a relazionarsi al contesto e a interpretarlo.

L’architetto Bombardi ha inoltre pensato degli strumenti da utilizzare nel parco come il Raccontametro, una carriola che ad ogni metro fa un clack e si può trasformare in uno sgabello. Soluzioni e idee per le attività all’aperto, per favorire il distanziamento, giocando.

Nella scuola diffusa l’ambiente diventa un maestro e si apprendere in armonia il valore della relazione, mai come oggi, fondamentale.

A Reggio Emilia, diritto allo studio significa costruire nuove opportunità e riflettere collettivamente sulle nuove modalità di vivere la scuola.

Autore: Chiara De Filippo