- Scuola: scuola secondaria di secondo grado, Istituto Tecnico Industriale "Ettore Majorana", Grugliasco, Torino
- Classe: dalla prima alla quinta
- Materia: religione
- Metodologia didattica: didattica laboratoriale
- Cosa ha fatto il docente: ha creato un sito per raccogliere i lavori e le iniziative svolte durante la pandemia come memoria storica del nostro tempo.
Un progetto nato con l'intento di svelare la preziosità e la profondità dell'eterno dualismo tra il chrónos ed il kairós, il tempo che scorre e il tempo propizio.
Reinventare il tempo che abbiamo, e abbiamo avuto, a disposizione durante questa pandemia è una delle sfide principali che studenti e docenti hanno dovuto affrontare. Dargli un senso costruttivo e formativo rappresenta un valore fondamentale soprattutto quando la scintilla per realizzare ciò arriva dall’intraprendenza e dalla creatività degli studenti.
È questo il caso di Che Kairos!, un progetto nato dalla mente di Anna Desanso professoressa di religione presso l’ITI E. Majorana di Grugliasco, in provincia di Torino. Prima un blog, poi un sito che vuole essere promotore di principi sociali fondamentali ed inalienabili come la difesa della dignità umana, la cura del bene comune, la protezione dell’ambiente ed il sostegno dei più fragili, mostrando il tempo che stiamo vivendo. Ecco cosa ci racconta in questa intervista al blog Idee per la scuola.
Un nuovo valore al tempo: è da qui che nasce Che Kairos!?
“Sì, ci siamo soffermati sul dualismo tra il chrónos, intenso semplicemente come tempo che scorre inesorabile ed il kairós, il tempo giusto, opportuno. Abbiamo lavorato con l’intento di svelare la preziosità e la profondità di questo eterno confronto, diffondendo un messaggio di positività attraverso le idee e il talento dei ragazzi. Un messaggio portato avanti anche prima della diffusione del Covid”.
In che modo?
“Sono da sempre stata un’insegnante sui generis, ho usato spesso il teatro in classe, con sperimentazioni più attive, perché credo che la creatività sviluppi il pensiero e aiuti a mettere in moto abilità che già possediamo ma nascoste, sopite dentro di noi. Da quattro anni abbiamo un laboratorio di arte e musica che ha sia uno scopo didattico ma anche di sensibilizzazione dei ragazzi su tematiche particolari, come la giornata della memoria, o la lotta alla violenza sulle donne. Un laboratorio che ha sempre funzionato molto bene, non è un caso che molti di questi ragazzi hanno deciso di intraprendere la carriere artistica dopo il liceo”.

Come sei riuscita a dare sfogo alla loro parte creativa durante il lockdown?
“Lanciando loro una sfida: avevamo come compito quello di trovare un antidoto al tempo che viviamo, partendo dal mito di Teseo. Ciascuno di noi era Teseo, il labirinto erano le nostra mura di casa dove eravamo rinchiusi, il Minotauro erano i dubbi, le paure che vivevamo e continuiamo a vivere, e il filo di Arianna erano le passioni che potevano stanarci da questo labirinto. Il compito era cercare questo filo”.
Poi però vi siete ingranditi...
“È successo tutto per caso. Senza nessuna aspettativa abbiamo partecipato ad un concorso chiamato “Storie di quarantena” indetto da una casa editrice torinese “LesFleurs” in cui si raccoglievano storie e lavori nati durante il primo lockdown. Poi, a ottobre abbiamo scoperto, in maniera del tutto casuale, che era stato pubblicato un intero volume esclusivamente su di noi“.
Una notizia tanto inattesa quanto bella, che impatto ha avuto sui ragazzi?
“Incredibile. Si sono sentiti valorizzati, presi in considerazione. Tenendo conto di questo periodo storico in cui i ragazzi sentono di aver difficoltà a far sentire la propria voce, questa è stata la scintilla che ha acceso in loro l’entusiasmo per strutturare in maniera più articolata e multicanale il progetto Che Kairos!”.
Come si sono organizzati?
“I ragazzi con più esperienza hanno formato un gruppo artistico che coordina, sia a livello di tematiche da affrontare e approfondire, sia a livello organizzativo il resto dei partecipanti. Ogni mese viene scelto il tema di una giornata internazionale da celebrare approfondendolo poi nella parte del sito chiamata “Officina del sociale”.
Le interviste sono nate invece nel secondo lockdown. Cercavo qualcosa che stimolasse nuovamente i ragazzi e ho pensato di invitare qualche testimone la cui esperienza di vita avesse una ricaduta positiva sulla comunità. Questi incontri poi sono diventate delle vere e proprie interviste, condotte dai ragazzi”.
Come è stato accolto questo progetto dalle famiglia e dal resto dei docenti?
“Le famiglie ci sono grate perché hanno notato nei ragazzi dei nuovi stimoli, un nuovo modo di mettersi in gioco, sfruttando il tempo a disposizione e non lasciandolo solamente scorrere. È stato leggermente più difficile coinvolgere il corpo docenti sul concetto che noi, da comunità digitale quale siamo, abbiamo il compito di educare i ragazzi sull’utilizzo di questi strumenti che possono anche produrre e diffondere contenuti di valore. E devo dire che, grazie all’impegno dei ragazzi e dei risultati raggiunti, alla fine si sono convinti anche loro”.
Risultati e riconoscimenti che continuano ad arrivare, come abbiamo notato dal sito.
“Sì, in particolare nell’ultimo periodo siamo orgogliosi per due motivi. Il primo è che l’ufficio regionale scolastico ci ha selezionati come progetto virtuoso di DaD e ci hanno inserito nella loro banca dati mettendoci a disposizione per altre scuole piemontesi. Un riconoscimento istituzionale che fa sicuramente piacere.
Il secondo è che grazie all’associazione ‘Nessun uomo è un’isola’ siamo stati inseriti in una rete di 40 scuole italiane che lavora sui diritti umani e su tematiche sociali di forte impatto. Un traguardo importate perché i ragazzi hanno la possibilità di confrontarsi con altri ragazzi tramite presentazioni video e speech”.
Che cosa senti di aver imparato da questa esperienza?
“Che tutto quello che accade è sempre un’opportunità, che anche noi insegnanti non dobbiamo mai interrompere il motore dell’apprendimento e della formazione, altrimenti non riusciamo ad essere vicini ai nostri studenti”.
Progetti per il futuro?
“Non abbiamo intenzione di fermarci qui, abbiamo l’ambizione di portare il progetto anche al di fuori del mondo scolastico, relazionarci con altre realtà associative che lavorano sull’educazione.
Crearci uno spazio dove ritrovarci, appena si potrà. Siamo allo stesso tempo sorpresi ed orgogliosi di quello che abbiamo creato finora e vogliamo continuare a stupirci e stupire“.
Di Luca Illiano
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