Andrea Cartotto learning hero

La didattica digitale dei supereroi: le risorse e il futuro della DDI

Strumenti, gamification, partecipazione e condivisione: la didattica digitale integrata diventa una missione da supereroi. Andrea Cartotto ci racconta la sua esperienza di formatore e divulgatore per una didattica che parte dalle buone abitudini, e non solo.

Cosa stiamo imparando dalla didattica a distanza? Lo abbiamo chiesto a un vero “learning hero” della formazione: Andrea Cartotto. Formatore, docente, trainer, divulgatore, descriverlo in un’unica parola è una missione quasi impossibile. Come docente e responsabile dell’Istituto di Formazione Franchi ci racconta le sfide, ma soprattutto gli strumenti utili per la didattica digitale. Ecco cosa ci ha detto in questa intervista per il blog di Idee per la scuola.

Andrea, ti occupi di formazione con allievi più giovani, ma anche con adulti. Come affronti la didattica a distanza?

“In DaD la lezione va ripensata. Dovendo fare a meno della presenzialità, bisogna rimodulare anche la strategia di interazione con gli allievi, che non è più semplicemente trasmissiva. La lezione diventa una ricerca di condivisione con gli allievi, ma sfatiamo un mito: non c’è bisogno di richiedere l’uso costante delle webcam attive. Il vero sviluppo per una didattica efficace dovrebbe, invece, partire dall’infrastruttura, fornendo una connessione stabile per tutti. Per stimolare l’interazione, ci sono tantissimi strumenti digitali che possono essere utili a rendere la didattica un momento di reale condivisione”. 

Con la rubrica “Strumenti per la scuola” stiamo provando a sensibilizzare sull’utilizzo di tool utili per la didattica digitale, puoi menzionarne qualcuno che utilizzi per rendere le lezioni più stimolanti?

“Ricorro soprattutto al software libero, che rispecchia la filosofia della condivisione e del migliorarsi costantemente. Cerco di valorizzare l’aspetto partecipativo delle lezioni soprattutto con le word clouds, perché le nuvole di parole riescono a dare forma ai brainstorming, stimolando gli allievi a partecipare e tirar fuori idee e concetti chiave.
Ci sono piattaforme come
Mentimeter che consentono di raccogliere spunti a distanza: basta creare un quiz, l’alunno accede attraverso il sito web e interagisce in tempo reale in ogni domanda. La gamification diventa un valido supporto per rendere le lezioni meno rigide e più coinvolgenti, grazie ad app e strumenti come Kahoot e PanQuiz!”

Recentemente ti è stata conferita la nomina di “Learning Hero”: di cosa si tratta?

“L’Organizzazione Internazionale Twinkl, che si occupa di progetti di didattica a livello internazionale, mi ha nominato Learning Hero 2021 nella categoria Insegnanti ed Educatori, in occasione della Giornata Internazionale dell’Istruzione e dell’Educazione UNESCO. Il premio è stato ideato per riconoscere l’impegno di insegnanti ed educatori che, durante il lockdown, hanno dato un valido contributo a colleghi e scuole d’Italia. È sicuramente un onore per me, ma credo sia doveroso condividere le proprie competenze e professionalità anche online e provo a farlo soprattutto con il mio canale YouTube, per fare divulgazione e formazione, mostrando i tantissimi strumenti che abbiamo a disposizione”. 

Quali sono le competenze e l’approccio per rendere la didattica digitale integrata una vera risorsa? Bisogna davvero avere dei “superpoteri”?

“Il docente, ormai, deve avere competenze trasversali, che includano anche capacità comunicative essenziali e deve padroneggiare gli strumenti, oltre a dover conoscere i propri alunni, ovviamente. Il formatore deve essere un facilitatore (e lo sarà sempre più per la scuola del futuro, come ci ha spiegato la psicoterapeuta Laura Turuani): anche io cerco di aiutare i miei allievi ad esprimere le loro potenzialità. Come accennavamo prima, la lezione deve essere più interattiva e deve stimolare, soprattutto a distanza”.

Soffermiamoci sulla relazione. Quali difficoltà sono emerse con la didattica a distanza e quale approccio hai utilizzato?

“Il gap emerso durante la pandemia ha reso ancora più visibile la necessità di partire dalle basi. Partendo da un mio progetto nazionale di educazione civica digitale, ideato qualche anno fa, il Galateo di Mister Internet, ho deciso di applicare questa netiquette anche al mondo della formazione, con il Galateo della DaD e della DDI. A partire dalla necessità di abiti comodi (ma non il pigiama!) fino all’inviduare una fonte di luce adeguata, ho individuato le buone pratiche in grado di facilitare l’interazione tra docente e allievo, per rendere la didattica a distanza una vera risorsa. Visto che mi occupo anche di formazione rivolta ad altri docenti, ho avvertito la necessità di sensibilizzare sull’approccio alla didattica e non solo sugli strumenti che possono essere utilizzati”. 

Ci dici una risorsa che ti ha aiutato a interagire meglio con i tuoi allievi attraverso la didattica digitale? Quale approccio sembra funzionare meglio a distanza?

“Sicuramente il supporto di tanti strumenti a disposizione aiuta a mantenere alta l’attenzione e a far interagire gli studenti. C’è da dire, però, che molte metodologie e tool che stiamo utilizzando in realtà esistono da tempo e ora sono di nuovo in auge, come le flipped classroom. Un altro aspetto importante emerso nuovamente con la pandemia è quello della valutazione. Ci sono metodi già codificati per valutare il rendimento e i progetti anche con la didattica digitale, ma credo che sia necessario andare oltre il dato oggettivo.
Bisogna gratificare gli allievi ma anche formarli, quindi provo a soffermarmi su una valutazione che non sia fine a se stessa, ma che si soffermi sulla produzione, il raggiungimento dell’obiettivo, la capacità di documentarsi, selezionare le fonti, presentare un progetto e rispettare le scadenze. La valutazione, durante la didattica digitale, non deve essere accantonata, ma è necessario cambiarla, deve diventare ancora di più una valutazione con valore formativo”.

Quali buone pratiche e quali cattive abitudini della didattica digitale integrata potremo applicare o scrollarci di dosso in presenza?

“Dobbiamo fare tesoro di tutto ciò che abbiamo imparato da questa didattica ‘vissuta in emergenza’. Gli strumenti che stiamo utilizzando ora, a distanza, possono essere utilizzati anche in presenza, rappresentano uno stimolo e una propulsione alla formazione. Bisogna rendersi conto che la DDI non è una scuola di serie B né di emergenza, è formazione. Quando torneremo tra i banchi di scuola definitivamente, persone, strumenti e contenuti resteranno. Il digitale è un mezzo, non un fine, e bisogna scegliere con cura le risorse che abbiamo a disposizione, adattando gli strumenti al contesto e ai destinatari, non possiamo pensare di trovare ricette perfette per tutti i tipi di allievi e per tutti i contesti, dobbiamo modularli. Una delle lezioni più preziose che abbiamo imparato è che anche la didattica digitale non si improvvisa, piuttosto si pianifica. Se il digitale è un mezzo, quindi perché non dovrebbe essere integrato alla didattica?”.

Quando torneremo tra i banchi di scuola definitivamente, persone, strumenti e contenuti resteranno.

Di Gabriella Conte