- Scuola: scuola seconda di secondo grado, Liceo Scientifico Internazionale "Piero della Francesca", Arezzo
- Classe: triennio
- Materia: italiano e latino
- Cosa ha fatto il docente: ha creato canzoni che parlano di Dante e di Maturità per i suoi studenti.
Andrea Franceschetti, eclettico professore di liceo, usa la musica per spiegare ai suoi studenti la contemporaneità di Dante e anche per risvegliare il loro entusiasmo in tempi di DaD.
Le terzine di Dante possono allontanare i ragazzi di oggi dalla scoperta del pensiero del Sommo Poeta. Per questo Andrea Franceschetti, professore di italiano e latino al liceo scientifico Piero della Francesca di Sansepolcro (Arezzo), ha voluto creare una canzone che raccontasse ai ragazzi il pensiero di Dante, in maniera fresca e attuale: “Dante3D“.
Noi di Idee per la scuola abbiamo chiesto di raccontarci com’è nata questa canzone, che è solo l’ultimo prodotto della collaborazione tra il vulcanico professore e Michele Braganti, studente e musicista.
Andrea, ci racconti com’è nata la canzone “Dante 3D”?
“Nelle mie classi, anche prima della DaD, avvertivo un grande entusiasmo nei confronti di un personaggio come Dante, che è lontano solamente per un fatto cronologico. In realtà è in grado di parlare con una sensibilità molto contemporanea ai ragazzi del 2021. Per questo motivo ho pensato che raccontarlo ai ragazzi in maniera originale li potesse avvicinare ancora di più a quel sistema solo apparentemente complicato del terzinato dantesco. Io cerco di convincere i ragazzi del fatto che la musica leggera è l’ultima arrivata nel raccontare le cose in metrica. Non ci può essere canzone che non rispetti una metrica. Allora quello che facciamo di strano a scuola, cioè leggere in metrica, diventa un gesto naturale quando canticchiano una canzone passata alla radio o su Spotify”.
Perché nella canzone parli di Dante in tre dimensioni?
“Io e lo studente Michele Braganti, che ha composto la musica, siamo partiti dal presupposto che questo Dante è tridimensionale. Noi siamo in grado di raccontare la nostra quotidianità in due dimensioni, quella dello spazio e quella del tempo. Invece Dante racconta in tre dimensioni, a tutto tondo, aggiungendo quello che ha visto nell’aldilà. Le tre dimensioni di Dante quindi abbiamo pensato che fossero: V versi, R rime e C cuore. Ne è venuto fuori questo Dante3D che ogni tanto fa capolino nel mondo, viene a trovarci e a stupirsi delle cose che a quel tempo non sapeva. Per esempio: al centro non ci sta la terra, ci chiede pareri sul sapore della cioccolata che lui non ha mai assaggiato, sul perché chiudiamo ogni pasto con il caffè… così siamo riusciti a farlo dialogare con altre materie. L’amore per Beatrice è poi quello che lo proietta verso il paradiso, si può riassumere in un bel tre al quadrato, la riproduzione perfetta del numero nove”.
Come hanno reagito i ragazzi nei confronti di questa canzone dedicata a loro?
“Ha colpito il fatto di poter trasferire questo livello umano di Dante ai nostri giorni. Perché noi ce lo raccontiamo sempre dicendo che è un uomo che ha tutti e due i piedi piantati nel Medioevo, ma quello che ha colpito i miei studenti è l’idea che comunque l’uomo, sotto qualsiasi sole, è sempre lo stesso. Che sia il sole del 1300 o il sole del 2021, che sia la penna imbevuta nell’inchiostro o il pc della didattica a distanza. Questa continuità sentimentale, che poi è una continuità umana, li scandalizza felicemente”.
Non sei nuovo a queste incursioni musicali durante la DaD. Ci racconti cosa hai fatto l’anno scorso?
“Nella prima fase della pandemia, nonostante il dramma che ci stava girando intorno e di cui piano piano iniziavamo a prendere coscienza, siamo riusciti a partire subito con la DaD. C’era quasi entusiasmo per una cosa diversa, c’era una novità. Poi questa novità ha iniziato a raffreddarsi, i ragazzi si stavano spegnendo dal punto di vista dell’entusiasmo per l’apprendimento… Io avevo tre quinte da portare all’esame di Stato, ogni mattina mi chiedevano come sarebbe stato e ogni giorno la cose cambiavano. Allora ho detto buttiamo giù dei versi che parlano dell’esame di Stato: di come funziona, di tutte le materie che ci saranno e gli argomenti più chiesti. È nata una canzone che si intitola “Ma-tu, Maturità”, un racconto dell’esame di Stato che sembra un rap. In qualche modo i ragazzi si sono rianimati. Abbiamo abbinato a questa canzone un video in cui scorrevano le immagini dei 170 ragazzi e ragazze di quinta che dovevano affrontare la maturità nel mio liceo. Ci eravamo fatti mandare, senza spiegare perché, un loro selfie o una foto-tessera e nel video scorrevano. Questo è stato un modo per far capire ai ragazzi che sarebbero stati da lì a poco protagonisti del giorno più importante della loro vita scolastica“.
E poi hai continuato a cantare con “Io sto con l’Equinozio”…
“Eravamo pronti a settembre con una nuova canzone: “Io sto con l’Equinozio”. Tutti a bistrattare settembre, perché inizia l’autunno e finisce l’estate… no, per noi l’equinozio di autunno era la vera primavera di insegnanti e studenti che dovevano ricominciare l’anno. La canzone doveva battezzare l’inizio del nuovo anno, invece ci siamo trovati a vivere un anno peggiore del precedente“.
Cosa porterà nella tua didattica quotidiana questa esperienza di DaD?
“Senza dubbio mi sono tanto tanto svecchiato dal punto di vista tecnologico. Ad esempio, fino alla canzone Ma-tu-maturità non ero sui social. Mi sono chiesto, come arrivo a questi ragazzi? E così sono entrato nei social, per mettermi in contatto con loro, ancor più di quanto facessi la mattina con la DaD. Mi porto dietro uno sviluppo personale a livello di utilizzo dei mezzi e credo che questa sia una buona eredità che comunque in generale la Scuola italiana avrà.
Ma mi porto dietro anche un’altra convinzione: che la scuola si fa a scuola. Non è vero che la scuola è vecchia perché ha dei modelli vecchi, la scuola è un classico. La DaD non ti permette la pacca sulla spalla quando le cose vanno bene, così come non ti permette lo scappellotto metaforico quando c’è l’errore. Se c’è un’attività umana, ancora più umana delle altre, è quella dell’insegnamento e dell’apprendimento e questa azione umana va fatta tra esseri umani in contatto“.
Di Irene Torre
Articoli correlati:
- Quando la grafica racconta la storia dell’arte sui social Scuola: IIS “Giovanni Falcone – Augusto Righi”, Corsico (MI) Classe: biennio di liceo e...
- La scuola del futuro è quella del fare, insieme Miriam Cresta, Ceo di JA Italia Junior Achievement, ci racconta i progetti della più...
- La scuola del futuro è sostenibile: InVento Lab ci racconta come InVento Innovation Lab è un’impresa sociale che nasce per portare un vento di cambiamento,...
- Un viaggio interattivo e una rivista per conoscere la cultura cinese in DaD Scuola: scuola secondaria di secondo grado, Istituto d’Istruzione Superiore Vespucci, indirizzo Relazioni Internazionali per...