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A spasso per Urbino: Codytrip, la gita online

Trovare una soluzione creativa ed educativa per il turismo culturale in pandemia: l’idea della gita online a Urbino di Alessandro Bogliolo.

Già alla sua seconda edizione, CodyTrip è la gita in digitale a Urbino pensata per le scuole elementari e medie che hanno scelto di visitare la città di Raffaello per il cinquecentenario della morte dell’artista.

Ideata da Alessandro Bogliolo, insegnante di informatica dell’Università di Urbino, nell’edizione del 10 e 11 dicembre ha coinvolto:

  • 40.000 persone,
  • 965 insegnanti,
  • 345 città diverse.

La partecipazione libera e gratuita è stata possibile grazie al finanziamento della società benefit Digit srl, con il patrocinio di Save the Children, Fondazione Mondo Digitale e Grey Panthers.

CodyTrip è un’idea innovativa, che punta a favorire il turismo culturale, proponendo un modello di cittadinanza attiva tramite il digitale. Per scoprire come questo è stato possibile, abbiamo intervistato il suo ideatore, Alessandro Bogliolo.

Alessandro, com'è nata questa idea?

“L’idea è nata dall’esigenza di non rinunciare al turismo culturale, che ovviamente ha nella mobilità e nell’esperienza fisica una componente importante, ma non l’unica. Mi ero reso conto che si percepiva una forte frustrazione data dall’impossibilità di fare gite a Urbino, nonostante molte scuole l’avessero già scelta come meta. Per cui siamo partiti con la prima edizione di maggio, un prototipo”.

Che poi ha dato luogo ad una seconda edizione?

Si, abbiamo sviluppato il progetto nel corso dell’estate, per dare corpo a un’edizione 2020/21 più strutturata, che offrisse un’esperienza unica, ludica ed educativa. Abbiamo avuto poi riscontro da parte degli insegnanti di come la gita pensata in questi termini sia molto inclusiva a livello economico, culturale e sociale”.

Qual è il filo conduttore del programma della gita?

“Vogliamo che l’utilizzo di tecnologie digitali non sia soltanto un espediente per ovviare all’assenza di mobilità, ma ne vengano sfruttate a pieno le potenzialità per fare anche altro rispetto a quello che una gita tradizionale può offrire. Oltre a far vedere mete turistiche, è stato possibile intrufolarci in luoghi normalmente non aperti al pubblico. Siamo poi riusciti a toccare con mano cose come la digitalizzazione di un libro del ‘500. Il tutto avendo le persone più autorevoli a parlarci di quel luogo: guide turistiche, responsabili dei musei e il sindaco di Urbino“.

In che modo le scuole potevano visitare la città?

“In un modo molto semplice: con Digit srl abbiamo ideato una pagina web con funzioni specifiche, chiamata ActiveViewer. Si tratta di un visore che trasmette in diretta streaming, funzionante senza la necessità di installare applicazioni specifiche. Il visore è compatibile con qualsiasi tipo di dispositivo (computer, tablet, telefono ecc.). Questo strumento permette di partecipare e fruire di tutto quello che la gita comporta, e, allo stesso tempo, permette a chi guarda di interagire con le guide“.

Quindi, in un certo senso, far diventare l’esperienza virtuale...anche fisica?

“Bastava che i bambini toccassero lo schermo e io potevo vedere tutte le ditate che stavano dando sull’immagine proiettata, e farle comparire sul loro visore, per mostrare loro cosa stesse succedendo. Con questo stratagemma abbiamo potuto giocare, fare domande per vedere se avevano capito, se stessero piacendo le cose che stavano vedendo”.

codytrip gita virtuale a urbino

Una sorta di Bandersnatch (film interattivo) però educativo?

“Sì, all’incirca. Soprattutto per un altro aspetto: su nostra decisione apparivano tre pulsanti e loro potevano decidere, mentre io giravo per Urbino, se dovevo andare a destra, sinistra o continuare dritto. Prendevano così decisioni condivise su cosa visitare. Tutte le forme di interazione sono dei meccanismi di voto: comportano l’assunzione di responsabilità nel momento in cui si fa una scelta, ma anche l’accettazione della scelta quando questa non è quella per la quale si è votato”.

La gita si articola in più giorni, quindi anche al di fuori dell’orario scolastico. Avete coinvolto le famiglie?

“È stato possibile perché erano previsti dei momenti di interazione insieme. Avevamo distribuito in anticipo delle ricette di piatti tipici, in modo che in famiglia potessero prepararli e la sera potessimo virtualmente cenare insieme mangiando la stessa cosa. Molti lo hanno fatto davvero, facendo anche delle prove i giorni prima, coinvolgendo i figli nella preparazione di questi piatti, assaggiandoli. Tra i vari collegamenti ce n’è stato uno simbolico durante la cena che è stato utile per far percepire la dimensione che avrebbe dovuto avere il tavolo se ci fossimo trovati a mangiare tutti insieme. Abbiamo calcolato che si sarebbe dovuto avere un tavolo lungo 40 km per poter stare alla giusta distanza, visto che eravamo 40 mila. A quel punto, abbiamo deciso che un tavolo così non l’avremmo potuto trovare, quindi abbiamo scelto tutta l’Italia: ho chiesto allora di scegliere ai bambini un posto a tavola ed ecco che sulla mappa dell’Italia sono compare tutte le ditate”.

Questo genere di gite ha di bello che è un’anticipazione del turismo tradizionale culturale, anziché esserne un sostituto.

Come siete riusciti a coinvolgere le scuole sia per la prima che per la seconda edizione?

“Ho semplicemente detto agli insegnanti con cui ero già in contatto che avrei organizzato questa cosa. C’è stato un passaparola molto forte. La rete di insegnanti con cui interagisco, si confronta prevalentemente su un gruppo Facebook che si chiama Coding in your Classroom, Now!: è una rete molto nutrita, sono circa 36mila insegnanti”.

Da parte delle scuole che feedback avete avuto?

C’è stato molto entusiasmo, sia da parte dei bambini che degli insegnanti. Le classi continuano a lavorare sugli argomenti della gita e a noi arrivano ancora disegni, temi e testimonianze. Con gli insegnanti manteniamo il contatto in un canale Telegram dedicato, che si chiama CodyTrip2020 e nella chat correlata abbiamo poi un feedback dai commenti al crowdfunding che abbiamo lanciato per finanziare le prossime edizioni!

Dove si terranno le prossime edizioni?

“Dove sarà non si sa, ma ci sono molte città candidate e potenziali partner con i quali organizzarle. Se, per essere tanto concreti, questa campagna riuscirà a raccogliere i 5-10mila euro, necessari per organizzare una nuova edizione, mi piacerebbe dare la possibilità a chi ha partecipato alla campagna di crowdfunding di decidere quale sia la prossima meta.

In questo caso, mi piace pensare che nel 2020/21 si pensi ad altre mete diverse da Urbino, per variare l’offerta e perché penso che gli strumenti utilizzati si prestino molto”.

Una domanda un po’ provocatoria: questo genere di gita, può sostituire la gita fisica, tradizionale?

“Sicuramente no. Questo genere di gite ha di bello che è un’anticipazione del turismo tradizionale culturale, anziché esserne un sostituto. E non è un modo di dire, perché mi fa comodo dire così, ma al contrario, fa conoscere un aspetto nuovo, diverso dal solito, di una città che viene voglia di visitare. Tutte le attività che abbiamo previsto creano emozione e lasciano il segno, dando la certezza a chi tornerà a Urbino di riconoscere la città e quindi di sentirla familiare. È questa secondo me la dinamica vincente del progetto”.

Cosa hai imparato da questa esperienza?

“Io sono un informatico e ora mi sto mettendo al servizio della scuola. Questo è un aspetto del mio mestiere che mi ha sempre abituato a perseguire degli obiettivi avendo l’idea e la consapevolezza di ciò che la tecnologia mi avrebbe consentito di fare. Il fatto di averlo dimostrato dai fatti è una grande soddisfazione.

L’altra cosa, visto che si parla di turismo e turismo culturale, è il piacere di poter accedere alla conoscenza e competenza di chi si è reso disponibile a partecipare al progetto. Penso e spero che il piacere che provavo io ad avere sempre qualcuno a cui chiedere le cose che mi destavano curiosità, abbia dato a sua volta piacere a chi queste cose le seguiva da casa. E non solo: abbia anche donato la consapevolezza dell’importanza dei saperi e delle competenze”.

Autrice: Marcella Peverini