fare dad con kahoot

Le verifiche durante la DaD: un gioco… da ragazzi

La storia di un docente che crede che la tecnologia e il gioco creino relazione. E in effetti gli alunni sono maggiormente coinvolti. Scopriamo in che modo.

“Prof, ancora! Facciamo un’altra esercitazione!”.
È raro sentir dire una frase del genere da parte di uno studente, soprattutto da quando le lezioni sono passate online, con la DaD. Quante volte ti sarà capitato?
Eppure a Stefano Demasi, un professore di scienze motorie sportive, capita molto spesso. Cerchiamo di capirne di più .
Stefano insegna alla IIS Argentia di Gorgonzola, un comune italiano della città di Milano. Un istituto tecnico con tre indirizzi: agraria, geometra e ragioneria. Le classi vanno dalla prima alla quinta, in tutti e tre gli indirizzi.

Come usare strumenti interattivi nella DaD

Qualche anno fa, durante un corso di inglese che seguiva a Milano, Stefano ha conosciuto diverse piattaforme come Kahoot! e Flip Quiz per rendere le lezioni più interattive.
Si tratta di piattaforme interattive basate sulla suggestione visiva. Ai ragazzi, sia a casa che a scuola, vengono proiettate delle domande sul dispositivo, con risposte multiple. Ogni risposta ha un colore e i ragazzi devono rispondere semplicemente usando il loro smartphone, un oggetto che, come sappiamo, a volte li porta quasi a una sorta di dipendenza. In questo caso, però, ha un’accezione positiva.

Alla fine, una volta che i ragazzi hanno risposto alle domande, c’è il podio che si raggiunge in base alle risposte che si danno. Gli alunni, poi, non devono scaricare un’applicazione, basta inserire il PIN che si genera appositamente per quel quiz. E questo nel delicato passaggio dalla lezione in presenza alla DaD ha sicuramente dato un forte contributo. 

Stefano, da marzo 2020, ha deciso di accorciare le distanze con l’innovazione tecnologicaMa ci aveva visto lungo perché aveva introdotto queste modalità già da prima della pandemia. Come ci spiega lui stesso:

Usavo questa modalità anche in classe e questo perché sono cambiate le modalità di didattica. Ora si parla di didattica di relazione che rende i ragazzi più partecipi. Si sentono, infatti, protagonisti e vicini all’attività interattiva perché è più vicina alla loro generazione. Sono motivati. A volte capita che sono loro a chiedermi di giocare. C’è relazione tra noi e loro, tra loro stessi. C’è tecnologia e quindi interattività.

Gioco e interazione per creare una relazione anche a distanza

Con l’arrivo dell’emergenza sanitaria e la relativa chiusura delle scuole, Stefano ha continuato ad utilizzare queste piattaforme per le sue lezioni online.
È difficile creare una relazione a distanza, tramite uno schermo. Invece l’utilizzo di Kahoot! è un modo in cui i ragazzi si sentono coinvolti, commentano durante il gioco. Sono attivi dal punto di vista della partecipazioneCreo una relazione fatta di gioco, di premi, di competizione. Giocando si impara”.

Il loro utilizzo va dal metodo di apprendimento a quello di verifica finale.
“Ora sto facendo le lezioni sulle ossa. I ragazzi si collegano sul sito tramite un PIN ed entrano nel gioco. È ora di mettergli il voto? Giochiamo con le domande a tempo”.
Molti studenti di Stefano non conoscevano questa piattaforma ma hanno subito mostrato entusiasmo per l’iniziativa. Altri invece, ne erano già a conoscenza. E ne sono stati a dir poco entustiasti, tanto da esclamare un “Urrà” tutti in coro… Un entusiasmo a dir poco contagioso. Come racconta Stefano a Idee per la scuola:

"Mi hanno trasmesso l’entusiasmo. Ho raggiunto l’obiettivo perché i ragazzi hanno voglia di imparare".

La scuola, il preside, hanno accolto subito bene l’idea anche se non sono ancora in tanti ad usare questo tipo di piattaforme. Ma per insegnare bene, bisogna impegnarsi, formarsi, aggiornarsi, reinventarsi. Bisogna anche sapersi adattare ai tempi e alle esigenze dei ragazzi

Della nostra chiacchierata è emersa sicuramente la passione che Stefano ha per il suo lavoro e la fiducia che ripone negli alunni, nella tecnologia e nel potenziale che quest’ultima porta con sé. 

Autore: Irene Petrella