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La scuola può essere ovunque, anche ai balconi

Avete mai sentito parlare di didattica ai balconi? E già, è una delle sperimentazioni di questo periodo di pandemia che si deve a un insegnante eclettico e appassionato come Tonino Stornaiuolo. Ecco cosa ci ha raccontato.

La scuola? Può essere in qualsiasi luogo. Ce lo insegna Tonino Stornaiuolo, maestro della scuola paritaria “Dalla Parte Dei Bambini” di Napoli, ideatore della didattica ai balconi.
Noi di Idee per la scuola lo abbiamo intervistato e ha esordito con il raccontarci che “quando ad ottobre la regione Campania ha chiuso nuovamente le scuole, la mia prima paura è stata rivivere quello che era successo a marzo”.
Sì, perché quello che è successo a marzo lo ricordiamo tutti. Le incertezze che hanno accompagnato quel periodo e le lunghissime attese per rivedersi e guardare finalmente negli occhi. Quel momento finalmente è arrivato, è durato un’estate. Poi a ottobre le scuole in Campania sono tornate in DaD.

“Mi sono arrivati messaggi, chiamate da bambini spaventati, tristi perché la scuola avrebbe chiuso per la seconda volta”, ci spiega Tonino, “e mosso dentro dalle preoccupazioni dei bambini, ho iniziato a pensare a cosa potessi fare”.

Nasce la DaB: didattica ai balconi

È qui che nasce l’idea della didattica ai balconi, della DaB.
Tonino Stornaiuolo e la didattica ai Balconi
Ho pensato, visto che i bambini non possono andare a scuola, che allora la scuola sarebbe andata dai bambini.

Tonino e i suoi alunni, in quel periodo stavano leggendo Gianni Rodari: “Mi sono sentito con i genitori, ho preso i libri di Rodari, ho organizzato piccoli gruppi da 4-5 bambini e ho cominciato a girare, facendo per le strade quello che prima facevamo in classe. Abbiamo letto Rodari anche sotto ai balconi perché una bambina era in quarantena”.

Gli studenti erano sorpresi ed emozionati di vedere il loro maestro per le strade, sotto le proprie finestre, lì per fare lezione e per leggere i testi di Rodari. Continua Tonino “Un giorno abbiamo letto i due testi che avevo scelto e poi abbiamo intavolato una discussione come se fossimo a scuola. Di cosa parlano questi testi? Quali domande vi suscitano? A cosa vi fanno pensare? Questa è la modalità di fare scuola che mi piace, insieme”.

Dalla chiacchierata con il maestro di Napoli è emerso che ogni giorno è un giorno buono per imparare qualcosa di nuovo.

Imparo sempre qualcosa dalle mie classi, mi metto in modalità di ascolto. Di quei giorni mi porto quello che ho sempre pensato ma che non avevo mai constatato fino in fondo: la scuola può essere ovunque.

La scuola non è l’aula, la classe, ma la scuola è ovunque si incontri un gruppo di persone per ragionare insieme e discutere su un tema.

Il libro di Tonino, un insieme di storie e di fantasia

Tonino è anche l’autore del libro “DAD. Dove Andiamo Da soli? Una straordinaria esperienza di didattica a distanza” frutto del lavoro della DaD del primo lockdown.
Ci spiega che “l’idea del libro nasce a giugno dopo aver visto i genitori ed i miei alunni in una situazione informale nel bosco. I genitori mi hanno detto che in DaD avevo fatto, insieme ai loro figli, delle cose meravigliose e che dovevo trovare un modo per raccontarle”. Un po’ come il nostro blog.😊
Un giorno, durante la DaD, i bambini erano insofferenti perché non potevano uscire. Io gli ho detto che avremmo potuto farlo affacciandoci alla finestra.

Tonino ci racconta che ogni alunno doveva affacciarsi alla propria finestra e scrivere un testo su quello che vedeva o che sognava. In questo modo ognuno ha raccontato la propria visione del mondo visto attraverso un vetro.
“Grazie all’immaginazione abbiamo viaggiato tutti insieme uscendo dalla città. Abbiamo fatto anche un viaggio ideale sulla luna”.

Il testo è una raccolta dei racconti scritti dai bambini e di appunti e pensieri di Tonino: “Un viaggio, una scrittura a 100 mani, 49 bambini e un’insegnante”.

È anche grazie al suo libro che Tonino fa cogliere il senso del suo essere maestro.
Capace di partire da una difficoltà, come quella di essere chiusi in casa, e di creare degli stimoli utilizzando l’immaginazione.

Di Irene Petrella