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La DaD per gli studenti stranieri: imparare l’italiano creando video da “agenti immobiliari”

La pandemia ha richiesto un adattamento nel modo di insegnare e imparare. Simona Consolazione ci racconta come ha indirizzato l’insegnamento verso una DaD con nuovi strumenti e nuovi approcci. Perché ciò che funziona dal vivo non sempre va bene per una classe virtuale.

La didattica a distanza è entrata a far parte della quotidianità di insegnanti e allievi, invadendo gli spazi personali. Simona Consolazione, insegnante di italiano per stranieri, ha deciso di guardare oltre lo schermo per creare momenti di condivisione e leggerezza, provando a mettersi in gioco, senza mai smettere di imparare. Ecco come un semplice video da agente immobiliare fa riscoprire una didattica integrata digitale

Simona, tu insegni ad allievi di nazionalità diverse: come hai deciso di affrontare la didattica a distanza?

“Come tutti, mi sono trovata ad affrontare improvvisamente questo problema, anche se già da diversi anni stavo lavorando anche online. Il vero choc lo hanno subito gli studenti che, avendo scelto di seguire un corso di lingua in presenza, si sono ritrovati a doverlo seguire da remoto. Non trascurabile è anche il fatto che, mentre uno studente italiano di una scuola italiana si è visto costretto in casa propria, gli studenti stranieri di lingua italiana sono rimasti confinati in camere in affitto, B&B, alberghi, etc., con connessioni spesso possibili solo da cellulare. Si sono trovati dunque in situazioni ben lontane dalla loro zona di conforto.
Inoltre, va precisato che lo studio di una lingua straniera
in loco ha delle componenti che vanno ben al di là della semplice trasmissione nozionistica di regole e parole.
Esiste un ambito di comunicazione e trasmissione non verbale che è imprescindibile per ottimizzare il percorso di apprendimento della L2. Ho dovuto lavorare molto sulla motivazione degli studenti proponendo loro attività più interattive, pensate specificamente per il contesto online ma soprattutto dinamiche”. 

Quale idea hai sviluppato per affrontare in modo innovativo la DaD?

“Una delle idee alle quali ho lavorato all’inizio è stata la proposta di preparare e realizzare individualmente un video da “agente immobiliare”. Ogni studente doveva far fare ai compagni un tour virtuale della casa (appartamento o stanza) illustrandone i pregi o le possibili migliorie da fare. Presentare il proprio ambiente, dunque, ma con uno sguardo distaccato. Al termine delle presentazioni è stato possibile intraprendere una discussione sugli spazi e le funzioni della loro casa ideale, cui è seguita la ricerca di uno spazio abitativo a prova di Covid-19, anche attraverso la consultazione di siti internet specializzati e ufficiali.
L’obiettivo primario era quello di alleggerire la tensione causata dal fatto di trovarsi chiusi in un ambiente diverso e in un paese diverso dal proprio, creando allo stesso tempo un diverso spirito di gruppo in classe anche entrando in contatto con alcuni degli aspetti un po’ più intimi della vita di ognuno di loro. Questa condivisione dello spazio “virtuale” più personalizzata li ha aiutati ad affrontare con più grinta la situazione emergenziale delle prime settimane. Con questa attività abbiamo rinforzato il lessico della casa e degli annunci immobiliari, la posizione degli oggetti nello spazio, la descrizione, l’argomentazione e lo spirito critico degli allievi”.

Quando è nata l’idea?

“L’idea è nata proprio nei primi giorni di marzo del 2020, appena chiuse le scuole. Ho provato a mettere in pratica un metodo alternativo per stemperare il carico emotivo che l’inizio della pandemia aveva portato con sé. In questo momento non sto più mettendo in pratica questa idea, perché è cambiato radicalmente il contesto di riferimento. Sono cambiati gli allievi (i corsi attivi, in questo momento, sono dedicati a stranieri residenti in Italia) ma anche il contesto è mutato, visto che non devo affrontare lezioni, come accaduto a marzo, con ragazzi giovani che si sono ritrovati in una situazione temporanea e precaria, bloccati in un Paese straniero e confinati nelle loro case”.

Non è cambiata solo la didattica, siamo cambiati anche noi e in meglio. Quando torneremo in aula, non torneremo al punto di partenza (quando sono state chiuse le scuole), torneremo diversi, arricchiti. È stato difficile, ma ci ha insegnato qualcosa e dato nuove risorse per arricchire la didattica e affrontarla con nuove idee.

Quindi possiamo dire che sei stata anche una sorta di “filtro” per gli allievi? Hai filtrato le informazioni ufficiali, cercando di inquadrare la situazione per studenti non ancora competenti nella lingua che insegni?

“Sì, possiamo dire così. In fondo, chi aveva mai utilizzato la parola “pandemia” in una classe di italiano per stranieri? È cambiato tutto, anche il lessico, il modo di interagire, le preoccupazioni, l’ambiente. Ho cercato di creare momenti di condivisione e discussione, per capire insieme cosa stesse accadendo nel mondo, considerando anche che i miei allievi non avevano ancora la padronanza linguistica necessaria per capire le restrizioni, i comunicati stampa, le conferenze, i bollettini e tutte le altre informazioni ufficiali, lontani dai loro Paesi d’origine”.

E com’è nata l’idea dei tour virtuali nelle proprie abitazioni?

“L’idea è nata dal fatto che la lezione di lingua non si svolgeva più in un ambiente neutro (la classe) ma era entrata nelle case di tutti noi, insegnante compresa. Questa quotidianità si poteva intravedere attraverso cosa c’era dietro le spalle dei ragazzi: per esempio, una cucina, un letto o coinquilini che passavano”. 

E come è stata sviluppata l’idea?

“Per realizzare questi video, non erano necessarie competenze avanzate né ho richiesto strumenti specifici. L’obiettivo, come accennato poco fa, era alleggerire la tensione dei primi giorni di pandemia e testare le loro competenze linguistiche. Gli studenti hanno usato i loro smartphone, i più abili hanno potuto montare i video con programmi specifici e presentare un elaborato più contemporaneo con musica, titoli ed effetti. Qualcuno è entrato nel personaggio, si è messo davvero alla prova e si è anche vestito ad hoc per il ruolo di “venditore”. Gli allievi hanno accolto con entusiasmo questa proposta e si sono messi in gioco realizzando dei video completi e ben fatti, ma anche divertenti. Confrontandomi con altri docenti, anche altri colleghi hanno deciso di adottare la stessa idea, adattandola al livello della propria classe”.

Quali sono stati gli “effetti collaterali” più belli, sviluppati dagli allievi, realizzando questa nuova idea?

Quello che più mi ha emozionato è stato vedere che gli studenti sono riusciti a recuperare un minimo di serenità nella situazione complessa delle prime settimane di marzo, all’indomani della chiusura delle scuole di Italiano per stranieri. Coinvolgerli in una attività complessa, con l’obiettivo di realizzare un progetto li ha fatti uscire dalla routine e li ha coinvolti mantenendo alta la loro soglia di attenzione e la motivazione allo studio dell’italiano come lingua straniera. Vedere il loro impegno all’opera è stato entusiasmante, ognuno ha dato un tocco personale mostrando le proprie competenze tecniche, oppure svelando il proprio umorismo (qualcuno ha addirittura provato a vendermi il proprio gatto!).

Questo progetto ti ha fatto percepire la DaD in modo diverso?

Nelle prime fasi della chiusura abbiamo dovuto, pionieristicamente e con rapidità, spostarci in ambiente virtuale insieme a tutto il nostro bagaglio di conoscenze, metodiche e tecniche. Ben presto però mi sono resa conto che quello che funziona in classe non funziona sempre in una classe virtuale e ho dovuto adattare anni di esperienza a questa nuova realtà. Ora come ora, con quasi un anno di esperienza alle spalle, non parlerei più di una DaD ma di didattica digitale integrata. Quello che intravedo nel futuro è che il cosiddetto “ritorno alla normalità” non potrà più prescindere da tutta una serie di attività, dotazioni e risorse alle quali ormai noi come insegnanti e i nostri studenti ci siamo adattati. Nulla sarà più come prima, senza dubbio.  

Autore: Gabriella Conte