Reinventarsi con la DaD aiutando un bambino autistico e disprassico
Scuola: scuola primaria, Istituto Comprensivo di Albano Laziale, Roma
Classe: prima
Materia: sostegno su tutte le materie
Metodologia didattica: didattica laboratoriale
Cosa ha fatto il docente: adottando l’approccio laboratoriale, ha aiutato Ettore a raggiungere traguardi importanti in matematica e nella letto-scrittura.
La storia di un'insegnante di sostegno che, grazie alla didattica a distanza, ha scoperto un nuovo modo di coinvolgere Ettore. Il racconto tra difficoltà iniziali e sfide "vinte".
Non abbiamo mai conosciuto Tiziana Conciatori dal vivo, solo per telefono: la sua voce, riservata e rassicurante, ci ha aiutato a dipingerne il volto e immaginare il naso, la bocca… E siamo sicuri che, se la incontrassimo, la riconosceremmo dallo sguardo: timido e orgoglioso, lo sguardo di chi non insegna per lavoro ma per vocazione. Le persone come lei possono trasformare qualsiasi ostacolo in un’opportunità. Cerchiamo con questa intervista di conoscerla meglio e capire come si è reinventata con la DaD.
A quando risale questa esperienza?
“Fino a giugno 2020 sono stata un’insegnante di sostegno nell’Istituto Comprensivo di Albano – Loc. Cecchina. La mia attività di sostegno si è estesa trasversalmente a tutte le materie e mi sono occupata di una prima elementare e di un bambino in particolare, Ettore (nome di fantasia)”.
Ci parleresti di Ettore e delle sue difficoltà in classe?
“Ettore ha 6 anni e frequenta, per l’appunto, la prima elementare; è un bambino autistico e disprassico, con tutte le necessità che ne conseguono. Ettore non riesce a stare seduto al banco troppo a lungo perché perde la concentrazione: spesso deve uscire dall’aula per svagarsi un po’; ha bisogno di contatto umano, trae particolare giovamento dalla relazione con gli altri bambini. È un bambino sensibile e ha bisogno di circondarsi di persone empatiche“.
Cosa è accaduto con la chiusura delle scuole?
“Inizialmente, sono sincera, abbiamo temuto che la DaD avrebbe arrestato il percorso di crescita intrapreso nei mesi precedenti. La prima fase è stata di studio: per Ettore la routine era un elemento fondamentale e l’interruzione delle abitudini, come per esempio alzarsi la mattina e andare fisicamente a scuola, ha rappresentato per lui un piccolo trauma”.
Avete capito subito che, per lui, avreste dovuto trovare una strada diversa?
“Come tutti i bambini autistici, ha un grande bisogno di relazionarsi con i suoi pari ma, allo stesso tempo, deve essere guidato nell’apprendimento. Per lui sarebbe stato impossibile seguire l’insegnante sul video durante una lezione di gruppo.
Abbiamo da subito deciso di creare uno spazio privato, in cui incontrarci individualmente, ma non volevamo privarlo della relazione con i suoi compagni. Per questo motivo Ettore partecipava tutti i giorni ai “saluti” di fine lezione, un momento speciale in cui tutti i compagni di classe aspettavano il suo arrivo! Lo abbiamo abituato con gradualità, cercando di individuare l’orario in cui era più recettivo: abbiamo studiato con attenzione le sue reazioni.
Fin da subito ci siamo scontrati con un’importante criticità: uno dei punti deboli di Ettore è l’attenzione visiva e, in classe, aveva difficoltà a seguire la lavagna per un periodo di tempo prolungato. Da lì ci siamo chiesti come avrebbe fatto ad abituarsi allo schermo”.
Come siete arrivati alla soluzione vincente?
“L’idea di animare le lezioni mi è venuta spontaneamente. Ettore ha bisogno di lavorare nella sfera della concretezza, con cose tangibili e razionali perché, quello che vive nell’esperienza diretta, rimane poi nella memoria a lungo termine. L’approccio laboratoriale, considerata la distanza creata dallo schermo, era l’unico che avrebbe funzionato”.
Come siete riusciti a superare tutte queste difficoltà?
“È stata una sfida ma abbiamo ottenuto dei risultati sorprendenti, ben oltre le aspettative, grazie al lavoro di tutte le persone che circondano Ettore. Mi sono trasformata in un animatore, ideando dei giochi interattivi per coinvolgerlo. Per la matematica, per esempio. Ci siamo scontrati con la difficoltà di Ettore di contare con le proprie mani, dato che non riesce a controllare perfettamente i movimenti delle dita. Per questo, insieme alla sua mamma, ha costruito una vera mano funzionante riempendo un guanto con della farina: Ettore, per contare, ha potuto utilizzare le dita create da lui! Per insegnargli le addizioni in colonna, ho disegnato una strada su un cartellone e utilizzato la sagoma di una rana: i salti della ranocchia equivalevano ai numeri da addizionare! Siamo arrivati a costruire una macchina delle addizioni, un contenitore in cui lui poteva inserire gli oggetti e poi contarli e sommarli”.
In quali altre materie la DaD ti è venuta incontro?
“Per fare geografia utilizzavamo spesso gli spazi esterni. Inoltre Ettore possedeva dei piccoli oggetti che rappresentavano quelli di utilizzo domestico (ad esempio il letto, la cucina ecc ecc): abbiamo giocato a collocarli nelle varie stanze, in modo che lui ne contestualizzasse l’uso. Le lezioni di musica sono state molto divertenti: Ettore prende lezioni di chitarra e pianoforte e così abbiamo suonato insieme, sfruttando occasioni particolari come il compleanno di un familiare”.
Il percorso che hai intrapreso con Ettore ha visto altre figure coinvolte?
“In questo percorso non sono mai rimasta sola: la terapista di Ettore e la sua assistente educativa sono stati dei supporti importanti, entrambe sono state felici dei risultati che abbiamo ottenuto. Lavorare con Ettore in alcuni giorni è stato più difficile che in altri: a volte era stanco e non riusciva a concentrarsi sullo schermo. Nonostante questo, nella maggior parte dei casi ha dato segnali positivi, raggiungendo anche tempi prolungati di attenzione davanti allo schermo: siamo arrivati a fare lezioni da un’ora tutti i giorni!”
Che ruolo hanno avuto i genitori?
“Ettore è fortunato perché ha due genitori presenti e premurosi, sempre collaborativi nei confronti delle insegnanti. Loro hanno seguito le nostre indicazioni alla lettera e hanno notato, anche nella quotidianità, i progressi fatti da lui”.
Qual è stata la soddisfazione più grande per te?
“La soddisfazione più grande sono stati i risultati che Ettore ha raggiunto nella letto-scrittura. Avendo difficoltà a tenere in mano la penna, il nostro obiettivo è stato fin da subito quello di insegnargli i rudimenti della scrittura al pc. È sorprendente che, già a giugno, abbia imparato a leggere e a scrivere alla testiera in modo fluido. Era un obiettivo che ci eravamo prefissati di raggiungere a metà del secondo anno, invece l’abbiamo ottenuto con svariati mesi di anticipo!”.
Cosa hai imparato da questa esperienza?
“L’aggiornamento in casi come questo è fondamentale: ogni insegnantedovrebbe riscoprirsi e reinventarsi. È importante adattarsi a ogni singolo bambino perché questo fa sempre la differenza”.
“Ogni insegnante dovrebbe riscoprirsi e reinventarsi”.